Nei giorni della commemorazione del sisma del 6 aprile 2009, Gran Sasso Acqua spa, società partecipata che gestisce il servizio idrico, contribuisce al ricordo e alla memoria con le testimonianze di chi, fin dalle prime ore dell’alba, fu subito a disposizione per aiutare le persone e tamponare le perdite idriche. Sperando nella rinascita del capoluogo, delle frazioni e dei paesini oggi desertificati dai parecchi distacchi e pochissimi nuovi allacci.
Antonello Martellucci era il caposquadra: Erano saltati i distretti suddivisi in allacci, fognature, perdite e acquedotti, dove serviva andavamo, non c’era orario, dalla mattina presto alla sera tardi la reperibilità era continua, ricorda ci coordinavamo con la Dicomac ed il Com nell’ex sede dei Vigili urbani. A Paganica si era rotta la conduttura del Gran Sasso in parecchie parti staccati tubi di 4 o 5 centimetri. Tanti pianti, tutto buio, solo sirene, sembrava una guerra, con il cappello e la barba lunga mi faceva male vedere tanta distruzione. Era una giungla dovevamo tamponare le tante perdite, con l’aiuto dei colleghi di Avezzano, d’Abruzzo e d’Italia, chiamavamo chiunque per dare una mano. Dormivo sul rimorchio del trattore, l’acqua usciva dalla terra, dovunque, dove non arrivavamo con l’auto, per gli smottamenti e le strade sterrate e crollate, continuavamo a piedi. La famiglia non la vedevo quasi più, dopo gli allacci dei campi fu la volta del G8, sigillammo i pozzetti con una serie di interventi per presidiare gli acquedotti lungo la strada da fare come collegamento all’aeroporto di Preturo per far atterrare i grandi della Terra. Ci occupammo in seguito degli allacci e fognature dei Progetti case e Map ed ancora dei Musp.
C’era con lui Emiliano De Nuntiis, Il direttore Melaragni era in ufficio alle 8.30, facemmo un primo giro di ricognizione, con Ermando attraversammo il Corso, via XX Settembre con la Casa dello Studente Onna e Tempera dove un cumulo di macerie ci impedì di procedere. Era tutto surreale, mai vista tanta distruzione e tanta acqua, era intanto urgente riparare le macroperdite.
Eravamo in cinque, ricorda Ermando Sallusti, tamponare l’acqua del Gran Sasso era un macello. Siamo stai lì otto ore solo per chiudere le saracinesche i danni erano torrenziali, solo un giro ogni quarto d’ora per controllare la pressione. La Panda aziendale era il lasciapassare andavamo al Com, all’asilo comunale, a prendere notizie e ovunque a chiudere i rubinetti tra le macerie, l’acqua alla Banca del Fucino si chiudeva alla Torretta. Poi gli allacci dell’acqua e le fogne a tutti i campi, quattro tipi di allacci diversi, l’ospedale civile, l’acqua provvisoria ad Onna. Ogni frazione aveva il campo e poi gli allacci al Progetto case e map ed ai musp, ad ognuno una zona, eravamo impegnati giorno e notte. Apprendevamo le notizie da una tv fuori gli uffici, facevi colazione da un parte, il pranzo al campo dove ti trovavi, le file, non avevamo i soldi per la benzina i bancomat erano inagibili lavoravamo tra le scosse, su Corso Federico II la gente camminava stralunata mi ricordo una trave in cemento enorme per terra, mi ricordo Onna, decisero poi di vietare l’accesso in centro storico, chiunque ci chiamava intervenivamo anche dove le case non esistevano più ma le persone ci chiedevano di chiudere l’acqua ed i rubinetti. Rifarei tutto come allora, conclude Sallusti.
Ringrazio tutti i dipendenti della Gran Sasso Acqua per la dedizione, la cura e la disponibilità con cui lavorano sul territorio, tra cantieri, sottoservizi, nuovi allacci, problemi, danni e riparazioni nella carenza di personale e soprattutto per la grande umanità e vicinanza alle persone che quotidianamente dimostrano, dichiara il presidente della Gran Sasso Acqua spa, avv. Fabrizio Ajraldi.