Finché ci sono stati ministri, a rappresentare la questione ricostruzione come problema del Paese, l’Abruzzo, a Roma, è rimasto in prima linea, il Ministero per la Coesione Territoriale diramava a tappeto i comunicati stampa coprendo anche la provincia, le testate locali. Fabrizio Barca veniva, incontrava la città andava in Consiglio comunale, parlava dell’Aquila a Roma, portava i colleghi in città, giravano, interagivano. A sostituire Barca, c’è oggi un sottosegretario, Legnini, sembrava dovesse avere un maggior legame con il territorio, ed invece rappresenta solo un’espressione regionalistica della costa, un politico che fa politica come la fanno tutti da decenni, in Regione o in Parlamento. Uno tra i tanti. L’Aquila non è più questione centrale, anche Mancurti, il dirigente ministeriale con cui Barca aveva contatti stretti, oggi parla con Aielli, ma Aielli va a Roma, e parlano a porte chiuse, forse accolgono qualche istanza del territorio, la questione nazionale s’è però ridotta ad una serie di conti economici e finanziari per cui il Tesoro e la Ragioneria generale dello Stato sanno che adesso si risparmia, sanno quanto gli manca da dare alla ricostruzione privata, hanno i cordoni della spesa ben chiusi, li apre solo Aielli, quando vaglia i progetti del Comune dell’Aquila e solo se sono credibili li finanzia. Tutto quanto c’è ancora da fare, e cioè la ricostruzione sociale, economica, aggregativa, pubblica, culturale, di qualità, di pregio, architettonica e della storia antica di una città medievale, oltre all’integrazione con gli altri cinquanta Comuni del cratere sismico, non conta più niente. Tutte quelle progettualità che Fabrizio Barca con l’Ocse condensò in percorsi programmatici sono lontane, hanno perso ogni concretezza. Se a questo aggiungiamo un’amministrazione comunale che campa ancora sulla diatriba della fontanella o della strada in quel quartiere piuttosto che nell’altro, che studia poco, e che non ha alcun interesse a notare come l’anello di congiunzione con Roma, per la questione nazionale, non esista più, chiusa nella convinzione di aver ripreso in mano le proprie sorti dopo i commissari, ben si capisce come siamo in una deriva ormai strutturata. Per cui fatte le case, con ogni probabilità la partita sarà chiusa.