La ricostruzione in Abruzzo è un esperimento continuo. Il prossimo riguarderà il giro di vite sui cantieri privati sui quali, non essendo prevista l’evidenza pubblica, s’è scatenato l’affarismo più sfrenato e tangenti ad ogni livello, con l’intervento della magistratura che ha aperto un paio di fascicoli e chi sa fino a che punto riusciremo a fare marcia indietro su un modello tutto da ripensare. Non sappiamo più se siamo partiti male perché c’erano i commissari e non siamo più riusciti ad aggiustare il tiro, oppure se l’indennizzo ai proprietari, al posto del contributo che avrebbe obbligato a fare le gare, sia stata quella scelta di grande civiltà per cui l’intera città si volle battere, ma della quale ci siamo pentiti tutti, d’altra parte il non volere che L’Aquila fosse tagliata in quattro pezzi, per ricostruirla con quattro mega appalti, praticamente il disegno dell’allora super consulente Fontana, ci ha portato alla corruzione diffusa cui assistiamo e al contrario, quattro mega imprese, con la città in mano, avrebbero forse portato l’illegalità delle grandi opere, come all’Expo 2015 e sul Mose a Venezia. E così continuiamo a sperimentare, non sapendo ancora bene neanche come procede il fronte della ricostruzione pubblica, per la quale le informazioni sono frastagliate e confuse, le gare vengono pubblicate e ritirate spesso in autotutela come niente fosse e i cantieri vanno avanti come vengono, senza quel controllo del territorio che il Comune dell’Aquila rivendicò a sé contro i commissariamenti. I censimenti delle casette temporanee non sono aggiornati, e di abusi se ne parla sempre troppo poco, al Progetto case le morosità sono in continua crescita, nonostante le inchieste aperte della Corte dei conti, mentre di tutti i sostegni economici sborsati dallo Stato alle grandi aziende perché rimanessero sul territorio terremotato, non resta nessun obbligo, tranne la realtà vera per cui 80 lavoratori della Thales Alenia, su 300, oggi a protestare a Roma, saranno a breve in cassa integrazione. Lavoro, case, chiese e ripresa non ce n’è ancora una che farà d’esempio da imitare nelle future catastrofi da gestire.