E’ stata pubblicata da IlSole24ore, l’annuale classifica della qualità della vita nelle 110 province italiane. Il consueto esame che il giornale economico più diffuso in Italia puntualmente pubblica. L’Aquila, nel 2017, si trova al 63° posto, perdendo tre posizioni nella qualità di vita dell’anno precedente. Rispetto all’andamento abruzzese è penultima, prima di Chieti che si è posizionata al 68° posto sui 110, perdendo quattro posizioni; dietro Pescara, al 62° posto, anche se la provincia ha guadagnato ben 19 posizioni, così come pure Teramo, che guida la qualità in Abruzzo al 60° posto, scalando la classifica di 16 posizioni. Al primo posto in assoluto la provincia di Belluno, seguita da Aosta che perde una posizione, infatti un anno fa era il territorio in cui si viveva meglio nel bel Paese e terza Sondrio, con due posizioni in più. All’ultimo posto, purtroppo, sempre il sud con Caserta (nella foto), preceduta da Taranto e alla terz’ultima posizione Reggio Calabria. Gli indicatori in base ai quali il quotidiano calcola la qualità della vita sono in gruppi di sei: Ricchezza e consumi; Lavoro e innovazione; Ambiente e servizi; Demografia e società; Giustizia e Sicurezza e infine Cultura e tempo libero. I parametri dove in assoluto nell’aquilano risultiamo più in basso in classifica sono Lavoro e innovazione al 103° posto su 110; Ambiente e servizi all’85° e Ricchezza e consumi al 75°. Rispetto al territorio regionale, le posizioni sono comunque intorno al sessantesimo quasi settantesimo posto, bisognerebbe indagare le ragioni per cui Teramo, che praticamente eguaglia la nostra provincia, e Pescara, risalgono così repentinamente la classifica di vivibilità e qualità della vita. Su Lavoro e innovazione non andiamo bene per numero di start up innovative ed export, e siamo ben al di sotto della media italiana nel gap retributivo. Sui servizi siamo di 5 punti sopra la media nazionale, per spesa sociale pro capite degli enti locali per minori, disabili e anziani; ma restiamo all’89° posto, dunque tra le ultime posizioni. Resta di dire ancora una volta che in un territorio colpito un decennio fa da un terremoto devastante, questi dati dovrebbero essere monitorati da esperti, almeno trimestralmente. Così da studiare prospettive.