La notte scorsa nello speciale di Tra poco in edicola su Rai Radio uno, A dieci anni dal terremoto de L’Aquila, Stefano Mensurati ha tenuto una lunga diretta con L’Aquila ed ha avuto Guido Bertolaso ospite in studio che ha raccontato di quella notte, dei primi soccorsi, delle new town, della prevenzione e della ricostruzione.
Dov’era quella notte? Chiede Mensurati.
Ero al letto a Roma avrei avuto impegni in Toscana ma alle 3.32 fui svegliato dalla scossa sentita anche Roma molto bene capii subito che era qualcosa molto serio in una zona non lontana da Roma sapevamo che era in atto questo sciame nella Regione Abruzzo, che fosse stata L’Aquila e provincia l’ho saputo dopo 10 minuti quando ho ricevuto le prime informazioni dalla sala operativa del Dipartimento e dall’Ingv. Alle luci dell’alba avevamo già una fotografia molto precisa sulla base della magnitudo del terremoto fornita dall’Ingv ci sono dei modelli che immediatamente restituiscono quelle che sono le possibili conseguenze, numero di persone coinvolte, macerie, vastità del fenomeno, danni alle infrastrutture e quant’altro quindi quando sono decollato alle prime luci dell’alba, qui, dalla caserma dei Carabinieri di Tor di Quinto verso L’Aquila, sapevo già quello che avremmo dovuto affrontare e che cosa ci stava aspettando.
Come si soccorre una popolazione? Chiede Mensurati.
Si dovrebbe, uso il condizionale, partire dai Piani di emergenza previsti dalle leggi di Protezione civile di cui ogni Regione ogni Provincia e ogni Comune d’Italia dovrebbe dotarsi.
C’è una scaletta, come lei ha la sua, che dice cosa fare minuto per minuto partendo anche dalla Sala operativa che in caso di emergenza si deve immediatamente allestire laddove è stata identificata nei cosiddetti tempi di pace, cioè quando non c’è un’emergenza e si studia si lavora ci si organizza per poter poi affrontare al meglio e nel modo migliore l’emergenza vera e propria. Sono decollato con il Piano d’emergenza, predisposto dalle autorità preposte negli anni precedenti, per la gestione del terremoto all’Aquila salvo poi accorgermi che non serviva assolutamente a niente perché era totalmente sbagliato rispetto a quella che è stata poi la tragedia che abbiamo dovuto affrontare.
Interviene telefonicamente anche Gino Bianchi responsabile del 118 dell’Aquila.
Quella notte ero di servizio. Avevamo solo un’ambulanza medicalizzata perché quella dei volontari fu utilizzata per un parto ci muovevamo in una città oscura molte strade erano impraticabili ci rendevamo conto della dimensione man mano che ci addentravamo dentro il centro storico.
Ancora Guido Bertolaso sulla sala operativa della Regione.
C’erano anche Vigili, Polizia e Forze Armate con il 118. Andai nella sala operativa della Regione Abruzzo dove in teoria si sarebbe dovuta gestire tutta la macchina dei soccorsi c’era il presidente della Regione, la presidente della Provincia, il Sindaco ed il questore e tutte le autorità più importanti che stavano lì intorno ad un tavolo che si guardavano sconsolati negli occhi perché non avevano neanche un telefono per poter dare le indicazioni e coordinare i soccorsi quindi mi resi conto che quella sala operativa tanto pomposamente inaugurata qualche mese prima non serviva assolutamente a nulla. Per fortuna c’era la caserma della Guardia di Finanza, scuola sottoufficiali, c’era anche il comandante, mezz’ora dopo eravamo lì ad allestire tutti gli interventi.
Di nuovo Bianchi sull’ospedale San Salvatore.
L’ospedale dell’Aquila aveva subito delle lesioni e dovette essere evacuato quindi come diceva Bertolaso mancava anche il Piano di evacuazione per l’ospedale ce lo dovemmo inventare all’istante. Fui affiancato subito dalla Protezione civile. C’era un aeroclub vicino con gli elicotteri del 118 dell’Aquila e Pescara evacuammo in blocco i 350 ricoverati su altri ospedali d’Abruzzo e poi dalle Marche un Pronto soccorso da campo fu allestito nell’area.
Dopo quanto tempo è tornato agibile?
Lo chieda al direttore del 118 potrebbe darci qualche risposta interessante da quello che so io. Risponde Bertolaso. Se fate un giro vedrete che a distanza di dieci anni il cosiddetto delta medico cioè la palazzina che ospitava tutti i reparti di medicina è ancora inagibile è ancora vuoto, dice Bianchi, stanno lavorando e l’ospedale non è stato ancora restituito. Uno degli errori assolutamente insostenibile ed inaccettabile, aggiunge Bertolaso.