30 Mar 21

25mila vaccini nella categoria “Altro”?

35mila prime somministrazioni e circa 23mila persone da richiamare per la seconda dose, per 12mila 110 vaccinati, su una popolazione di oltre 300mila abitanti, e solo il 36%  di anziani. Sono gli ultimi dati, al 25 marzo, delle vaccinazioni della Asl aquilana, che è riuscita a superare le mille dosi quotidiane ma sui richiami resta sotto i 400, in attesa, probabilmente, che arrivino le ulteriori dosi pattuite a livello europeo. Ma ancor più dell’attesa che comunque pesa, visto che è l’unica via d’uscita, pesa come un macigno la più totale assenza di chiarezza.
Manca la trasparenza.

E’ Roma che decide le zone rosse e le Regioni non possono riaprire spontaneamente, è Roma che decide le categorie prioritarie per i vaccini: sanitari, anziani e categorie più fragili, un piano illustrato al Parlamento che diede il la con Conte, poi confermato dal nuovo Governo Draghi, prendendo atto dell’anticipo su forze dell’ordine/insegnanti per utilizzare AstraZeneca, non proprio indicato per gli anziani, e a seguire le categorie fragili, confermando a scendere il criterio anagrafico oltre alla scelta, modello Regno Unito, di puntare alle prime somministrazioni più diffuse coprendo così una più ampia fetta di popolazione.

Poi, però, spuntano le Giunte regionali, che decidono di concedere priorità alla magistratura, ma non si capisce perché non preferire allora commesse dei supermercati oppure operatori ecologici, se si fermassero questi mondi saremmo fritti sicuramente di più, mentre lo Stato da Roma chiude un occhio, perché poi le Regioni non solo continuano a scegliere in maniera del tutto discrezionale le categorie che faranno prima, ma ne inseriscono di nuove dall’oggi al domani senza spiegare il perché.

Intanto la Asl dell’Aquila, che ufficializza il 36% di somministrazioni agli over 80, il 30% a insegnanti/forze dell’ordine e il 22% a personale sanitario, spacchettando il “personale non sanitario” che retrocede a uno striminzito 6%, e non abbiamo ancora capito chi sia, introducendo in contemporanea “residenze in aree a maggior rischio” e “conviventi di soggetti ad alto rischio” come priorità insieme ai “soggetti vulnerabili per patologia”, già inseriti per legge. 

Non è così che si fa un buon servizio agli abruzzesi e non aiuta neanche il dato regionale, riportato nel monitoraggio ufficiale del Governo, per cui l’Abruzzo registra somministrazioni a 81mila 170 over 80enni; 60mila 855 sanitari; 7mila 544 ospiti Rsa; 26mila 199 personale scolastico e 7mila 308 forze dell’ordine; introducendo dal nulla la categoria “Altro” che conta 25mila 084 somministrazioni oltre alle 1.540 del “personale non sanitario”, nel frattempo “svuotata”, per andare a riempire questa nuova misteriosa categoria che non dice niente ma dice tutto, e che a livello nazionale, su 9milioni e mezzo di somministrazioni ad oggi, registra 1mln 257mila 621 di persone chiamate, non si sa perché e da chi, per il vaccino. Oltre al quasi mezzo milione di “personale non sanitario”, su poco più di 3mln di anziani contattati, 3mln e mezzo con gli ospiti delle Rsa.

Sarebbe il caso di specificare di quali categorie parliamo. Sicuramente il Governo ci dice, al 26 marzo, che neanche il 19% degli anziani abruzzesi è stato vaccinato, mentre il 52.21% resta in attesa della prima dose, cioè di essere chiamato.