Daniele Milani, giovane regista ed attore teatrale aquilano, oggi vive a Milano ed insegna scrittura creativa alla scuola d’Arte drammatica Paolo Grassi, lanciò una petizione per chiedere con quali criteri fosse stata nominata Natalie Dompè alla presidenza del Teatro stabile d’Abruzzo, e come mai i tanti professionisti in giro non venissero mai presi in considerazione. Alla fine ha lasciato L’Aquila. Dopo la Dompé, la nomina di Annalisa De Simone, oggi decaduta per lo spoil system.
Annalisa De Simone, presidente per un paio d’anni. Poi? Chiedo.
Se sei stata nominata perché vicina a Matteo Renzi, vinci perché sei sul carro giusto, sono le solite logiche di spartizione. E’ una dinamica che non mi piace ma questo è il risultato. Strano che non esce ancora una sua intervista, come minimo avrebbe dovuto fare un’intervista, come atteggiamento mi sorprende, c’è qualcosa che bolle sotto il coperchio.
Stessa solfa con Natalie Dompé?
Annalisa De Simone ha più ambizioni concrete ma la scelta è surreale come la precedente, ed è surreale la spartizione di questo teatro. Simone Cristicchi è in quota FdI, De Simone in quota Pd, è la solita torta, stanno lì a decidere chi dei loro amici mettere dentro la stagione, come cani che si litigano un osso su cui non è attaccato più niente.
E Simone Cristicchi?
Cristicchi non ha detto nulla sulla De Simone, dovrebbero invece lavorare insieme, il presidente è una figura politica e di garanzia mentre tutti i direttori artistici vivono dentro i loro teatri: vedete Cristicchi all’Aquila?
Non viene mai?
Come al solito al Tsa dicono un sacco di cose e fanno tutt’altro. E’ totalmente assente e dal territorio sta solo prendendo, ora i suoi spettacoli girano in un circuito di serie A ma cosa ha dato alla città? I direttori dei Teatri stabili sono diversi.
Come sono strutturati?
Rimango basito quando sento dire che cercano personale per fare bandi europei. Il Teatro stabile d’Abruzzo ha un macchina organizzativa che succhia l’80% dei finanziamenti, se accendi le luci per le prove hai già assorbito gran parte dei fondi, avrebbe bisogno di una profonda ristrutturazione. Tanti soldi vanno in consulenze, più persone sono stipendiate per lo stesso ruolo ed ora arrivano i finanziamenti europei. Esistono molte agenzie che lavorano sui progetti Ue e ci si rivolge la gran parte dei teatri d’Italia. Un teatro che deve contenere i costi deve fare così, perché non prendono un presidente che sa fare progetti di questo tipo?
Dicono che il futuro presidente sarà un nome importante..
E’ più importante la direzione artistica, la presidenza dovrebbe reperire fondi. Ma non si dovrebbe parlare tanto di nomi quanto di cosa si dovrebbe fare, e non bisognerebbe litigare solo su chi mettere nel cartellone, da 15 anni dicono di voler portare dentro capitali privati, bisognerebbe chiamare una persona capace, magari un manager, ma non basta la Bocconi (ndr la specializzazione di Natalie Dompé), serve un manager che conosca il mondo della cultura. Può piacere o non piacere ma oggi il modello della cultura pubblica va integrato.
Loro non lo fanno?
Fare questo è un impegno gravoso bisogna intanto trovare le idee. Natalie Dompé avrebbe potuto fare tantissimo muovendo un mignolo. Devi sederti, studiare e capire. Ci sono tantissimi bandi europei devi stringere accordi con altri paesi, Londra, Monaco ed i grandi teatri, ma chi li cura i rapporti? Dodici anni fa presentai un progetto Tsa/Aziende, che mirava a coinvolgere le grandi aziende con un programma ragionevole e serio per attrarre capitali, ho il dubbio che non lo abbiano nemmeno letto. Un presidente dovrebbe andare in questa direzione, dovremmo parlare di programmi ma siamo lontani.
La sua, è la fuga di un cervello a Milano…
Mi sono speso tanto per il Tsa ed in maniera disinteressata ho vissuto in cambio una campagna di odio da parte di tanta gente. Una fuga scelta tanti anni fa, non chiedo raccomandazioni ma in Italia è così, anche a Milano prendi i tuoi Maalox ma qualcosa la fai, all’Aquila senza un politico di riferimento lo spazio non te lo danno, se c’è un prezzo da pagare io non lo pago.
Un giovane che vorrebbe fare teatro che fa qui?
E’ un discorso delicato in tutt’Italia, all’Aquila e in Abruzzo la situazione è più difficile che in Sicilia e Puglia, per le modalità poco chiare ed i progetti chiusi alla popolazione. TsA coincide con stagione teatrale, le decine e decine di altri compiti non si nominano nemmeno, a mettere insieme le cose come fosse un cono gelato, con un po’ di questo e un po’ di quello, è capace chiunque. Le stagioni non si fanno così, si sceglie un tema anche dal risvolto politico ed un argomento per dialogare con la città. L’Aquila ne avrebbe tanti sulla rinascita, proposti in chiave positiva per mandare dei messaggi alla comunità. Ogni anno un tema e tutti gli spettacoli a trattare quel tema lì. Non lo fanno perché in questo modo lo spettacolo dell’amico non lo puoi prendere perché col tema non c’entra. Chi fa Moliere chi fa Brecht, ma il livello culturale così è impoverito.
Il cartellone sembra ben fatto…
Sono orgogliosi del fritto misto. E’ una punta di vanto e di orgoglio, una stagione poliedrica, ma nessun teatro d’Europa fatto bene ragiona così. Tutti i teatri hanno un’identità, fanno delle scelte e le cose di cui parlano hanno un risvolto sociale e politico, di una politica alta che deve dare un messaggio alla città. Il teatro dei filodrammatici a Milano fa solo drammaturgia contemporanea è solo quello, è una missione complicata trattare i temi di oggi ed è una possibilità che cresce con i due direttori artistici che dialogano anche con i politici di riferimento.
Cristicchi non lo fa?
Ha usato parole chiave ma non ha fatto nulla di umile per la città. Produce il suo monologo con i soldi degli abruzzesi e se ne va mentre i bandi europei non finanziano monologhi. E’ stato selezionato con un bando io non ho partecipato, mi avrebbero detto di essere il solito invidioso e rosicone, fortuna che non mi interessa più, quel teatro l’ho avuto nel cuore ma non provo più amore.
Quale sarà il bene del Teatro?
Un teatro che rinasce dovrebbe aggregare cose diverse armonizzandole. Carmelo Bene e Gigi Proietti stavano all’Aquila non ci passavano solo per fare lo spettacolo. Serve una rete di artisti ed il rapporto col territorio. Cosa fa il Tsa dentro le scuole?
Deve essere motore di cultura dare ai giovani prospettive e speranze, e poi la parte manageriale organizzativa da cambiare radicalmente, per attrarre grandi aziende ed investire in cultura ma è complicato se si continua ad andare col cappello in mano per dire aiutateci, si mettono a ridere. Se sai come parlargli il discorso cambia. Ai colossi devi portargli degli argomenti, collegarti alla loro mission, individuare ripercussioni positive in Europa. Non basta essere miliardari oppure ammanicati, bisogna studiare.
Cosa dice del Festival degli Incontri?
Doveva essere un anno diverso per i ragazzi e per gli universitari perché se gli migliori la vita torneranno ad iscriversi. Il Festival avrebbe dovuto essere programmato minimo un anno prima, la programmazione è tutto.