In concorso nella sezione documentari del Torino Film Festival, sarà presentato domani alle 14.45 Habitat Note personali, del regista aquilano Emiliano Dante. E’ la storia lunga cinque anni di tre ex compagni di tenda rimasti all’Aquila. Alessio Di Giannantonio, squatter divenuto agente immobiliare, Paolo De Felice, proprietario di immobili che non ha più niente da affittare, e dopo il terremoto trova la propria vocazione come pittore. Alessio vive con Gemma a Santa Rufina, frazione completamente distrutta dal sisma, Paolo sta per diventare padre in una precarietà assoluta. Emiliano Dante, analizza dall’interno la realtà alienante dei progetti C.A.S.E., subendo e affrontando il loro essere non luoghi, cioè luoghi senza identità, lontani tanto dal tessuto urbano quanto da quello storico e culturale della città. “Habitat è un film di relazioni nel tempo. Relazioni tra persone e relazioni tra persone e luoghi. Sono temi universali – ha spiegato – che all’Aquila assumono tratti particolari: tra le macerie il passato è più passato, simultaneamente più visibile e più inservibile. E nei progetti C.A.S.E., questi prefabbricati già fatiscenti costruiti dopo il terremoto in mezzo al nulla, il presente è più presente: senza ieri e senza un domani”. Per Davide Oberto, curatore del Torino Film Festival, Habitat “è un doloroso caleidoscopio cinematografico in bianco e nero per tentare di elaborare un trauma individuale e collettivo”, ed è il seguito di un altro film su L’Aquila girato da Dante, INTO THE BLUE, presentato al Torino Film Festival nel 2009, il regista ha poi realizzato il lungometraggio di finzione Limen (omission), presentato dopo lunghissime vicissitudini nel 2012 e terminato nella versione definitiva nel 2013. Ha partecipato a festival prestigiosi sia in Italia e all’estero, è attivo come fotografo e scrittore, ed è questo il quinto lavoro che dedica alla città da prima del terremoto.