La riqualificazione di Palazzo Margherita, il palazzo di città, merita la riflessione dovuta alla storia antica dell’Aquila. La struttura distrutta dal sisma è ottocentesca, ma dai lavori di recupero stanno emergendo reperti trecenteschi, vani sotterranei e stratificazioni dei secoli che l’hanno accompagnata, degni di essere compresi.
E’quanto rilevano i consulti tra Sovrintendenza, Comune dell’Aquila e Provveditorato ai Lavori Pubblici. Da alcuni recenti saggi infatti, dalle fondazioni sarebbero state rinvenute cavità medievali, ed ancora archi trecenteschi ed un sistema di riscaldamento ottocentesco, sono le prime notizie da certificare, piuttosto rivoluzionario che con delle canalette scaldava i piani superiori.
L’intenzione è recuperare le ampie volte, sapientemente illuminate dalle finestre volute dal progettista Geronimo Pico Fonticulano, 1573, l’architetto che trasformò il Palazzo del Capitano, voluto da Carlo II D’Angiò per controllare il territorio, in Palazzo Margherita, adeguandolo alle esigenze dell’ampia corte al seguito di Margherita d’Austria.
Anche le pavimentazioni sarebbero da recuperare in legno, così come i solai al tempo, studiando selciati rinvenuti che rimanderebbero alla antiche stalle nobiliari per entrare a palazzo e cunicoli sotterranei da esplorare che porterebbero, con dei piccoli lucernai sovrastanti, a delle vecchie galere. Collegato al palazzo di città c’è il convento di San Domenico, poi carcere, con elementi rintracciabili in entrambe le costruzioni.
L’edificio attuale è il risultato di un totale rifacimento realizzato tra il 1838 ed il 1846 che poco ha conservato del palazzo cinquecentesco, scrive Mario Centofanti in una pubblicazione post sisma a più mani. La realizzazione del Palazzo comportò un impegno rilevante di spesa per la municipalità aquilana che investì circa 17mila ducati per i lavori di trasformazione ed ampliamento, unitamente all’acquisto del sito e alla demolizione delle case esistenti.
La Torre, si discute ancora se sia stata più alta, fu demolita nell’ottocento quando il palazzo diventò Tribunale fino agli anni novanta del novecento, quando nacque l’attuale Palazzo di giustizia, un’ipotesi ricostruttiva la vede merlata, con un salone a doppia altezza su piazza Santa Margherita, l’attuale piazza Palazzo, una doppia scala a rampe divergenti a salire e il salone con gli stemmi dei villaggi del contado.
Piazza Palazzo già piazza San Francesco è un luogo importante e significativo nell’ambito del tessuto urbano della città, scrive sempre Centofanti, storica antipolarità laica alla piazza del Duomo, si colloca tangenzialmente all’asse rettilineo di via Roma, direttrice ovest est, che da Porta Barete taglia per intero la città storica interseca l’asse corso, direttrice sud nord, attraversa lo slargo di San Bernardino, dominato dall’imponente facciata di Cola dell’Amatrice e termina a Porta Leoni. La residenza aquilana di Madama, scalzando la Regia Curia, andava a sostituire proprio l’antico palazzo del Capitano nei luoghi centrali della città, su cui si affacciavano, nelle due piazze San Francesco e Santa Margherita (i Gesuiti) tutti i principali edifici, sede dei poteri laici.
Va ora compreso come recuperare gli antichi tratti del palazzo, come garantire la sicurezza, essendo ad oggi praticamente impossibile fare fondazioni in cemento armato, tra le archeologie trecentesche rinvenute, dando così fondamento a chi, come l’architetto Maurizio D’Antonio, data il palazzo in costruzione nel 1271, come recuperare la Torre, per cui si aspettano degli ulteriori approfondimenti dall’Università dell’Aquila per capire quanto è danneggiata, tra il sisma e gli scavi dei sottoservizi, e quanto infine restituire alla città delle sue antiche tracce.