Chi sa cosa inventerà, chi verrà dopo Gianni Chiodi a guidare la regione Abruzzo. Che poi se fosse Luciano D’Alfonso, travolto come sindaco di Pescara da altre bufere giudiziarie, sarà praticamente impossibile, inventare un discorso nuovo. Gli abruzzesi vedono solo inchieste, dalla famosa clientopoli degli anni novanta quando l’intera Giunta finì in manette, ai giorni nostri, con i 25 avvisi di garanzia per rimborsi gonfiati. Chiodi vinse nel dicembre del 2008, con le elezioni anticipate dovute all’arresto di Del Turco nel luglio precedente, per la sanitopoli abruzzese, il cui processo non si è ancora concluso. Promise mari e monti, un altro linguaggio, un altro messaggio da dare ai giovani, basta con le raccomandazioni, voglio i curricula, forte della sua formazione liberista, delle idee mutuate dal filosofo libertario Bertrand Russell, della sua professione, un commercialista in carriera e del suo leader massimo, Berlusconi, nato dal nulla, fatto da solo. Come sindaco di Teramo, Chiodi, aveva lasciato dietro di sé e diffuso nell’intero territorio regionale, fino a Roma, la nomea di uno in gamba, fu quindi preso, e portato alla candidatura per le regionali anticipate, dopo lo scandalo del centro sinistra, avrebbe vinto di sicuro. E così è andata. Dopo quattro mesi ha dovuto fare i conti col terribile terremoto del 6 aprile 2009, catapultato dalla provincia, dai sogni e dalle belle letture in una realtà tosta e cosmopolita, a parlare con Berlusconi, ad incontrare Obama a confrontarsi con la Merkel a fare il commissario straordinario dal 2010, quando Bertolaso tornò a Roma, di una ricostruzione più grande di lui. E di tutti i suoi colleghi degli enti locali. Sarà stato un turbinio di emotività, perché nello stesso anno gli arrestano l’assessore alla Sanità, Venturoni, uomo a lui vicinissimo, per corruzione, per le vicende legate alla gestione dei rifiuti di Teramo dopo di lui anche la Stati, collega di Giunta, ma ne è poi uscita indenne, fu travolta dalle presunte tangenti incassate per favorire alcuni affidamenti a società di Finmeccanica, e nel rimpasto a seguire, entrò De Fanis, arrestato giusto qualche settimana fa per corruzione, con la segretaria che lo ha messo in piazza per quel contrattino con cui fare sesso quattro volte al mese, per qualche migliaio di euro. Quindi gli avvisi di garanzia che hanno colpito Chiodi, il presidente del Consiglio Pagano, ed altre 23 persone, per lo più assessori, sui gruppi ancora s’indaga, per i rimborsi facili, dovranno difendersi dal 4 febbraio in poi, dall’accusa di truffa, falso e peculato. Al setaccio, nei giorni scorsi le fatture gonfiate per cene da vip, viaggi in business class e notti rosa in alberghi da capogiro, fatturati per missioni istituzionali, ma pagati anche ad estranei. Donne, per lo più. Il governatore parla di fango, ma dovrà spiegare agli abruzzesi, l’anno di sacrifici che chiese loro nel 2008, neanche dalla gestione del terremoto potrà strappare consensi, visto che ha ripianato i debiti della Sanità aquilana, grazie all’incasso dell’assicurazione di 47milioni sull’ospedale San Salvatore dell’Aquila, ancora da ricostruire, mentre per le scuole, per le quali ha distribuito i fondi del sisma in tutta la Regione, ci sono filoni d’inchiesta aperti, tutti da seguire, perché anche lì, sono solo ombre.