Dieci anni fa, a dicembre, a pochi mesi dalla terribile scossa, si cercava di recuperare qualcosa per la Vigilia, fecero in modo di aprire la basilica di Collemaggio, una porzione, per confortare gli aquilani così drammaticamente distrutti.
La basilica l’abbiamo recuperata un paio di anni fa grazie alla sponsorizzazione dell’Eni, promossa dal Comune capoluogo, proprietario di quella meraviglia celestiniana.
Abbiamo anche le Anime Sante, da un anno, grazie al sostegno della Francia e subito dopo il sisma abbiamo avuto in dono il recupero di San Bernardino, altra chiesa simbolo degli aquilani, con il contributo della banca Monte Paschi.
Anche quella chiesa non era nelle mani della Sovrintendenza, delle Sovrintendenze o del Segretariato, non si sa più nelle mani di chi, fatto sta che i soldi in cassa ci sono da anni, e parliamo di milioni di euro e non abbiamo avuto dallo Stato, cioè dalle Sovrintendenze che qui in loco lo rappresentano, una chiesa, anzi sì, San Silvestro qualche mese fa.
Neanche una chiesa capo quarto. E cioè Santa Maria Paganica, San Marciano, Santa Giusta e San Pietro che restano solo degli spettri. Spacciano San Pietro per recuperata, bene: funziona, si può frequentare o visitare? No, non si può.
Le nostre chiese sono abbandonate, lo è la cattedrale di San Massimo, come pure San Marco, Santa Chiara, San Domenico, San Quinziano meglio conosciuta come San Biagio (nella foto in alto), San Domenico e San Pietro, recuperata solo in parte, quindi drammaticamente chiusa anche per il Natale del decennale.
Vorremo avere una parola, una, dalle Sovrintendenze. Sono passati dieci anni ed i beni tutelati dalla Costituzione come patrimonio unico e irripetibile continuano a cadere a pezzi, senza un’assunzione di responsabilità. Neanche una.
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