E’ stato trasferito d’ufficio, per incompatibilità, il procuratore generale dell’Aquila Alessandro Mancini (nella foto), ma in città non è arrivato nessuno scossone. Le ragioni sono legate ai contatti con l’ex parlamentare leghista e imprenditore Gianluca Pini, indagato a Forlì, che si sarebbe speso per favorire la sua nomina all’Aquila che tuttavia, avrebbe dovuto rappresentare solo un passaggio intermedio per avere poi l’incarico a Bologna.
La decisione l’ha presa il Consiglio superiore della magistratura con una delibera votata in prima commissione, che ha proposto il trasferimento del procuratore generale ritenendo, che non potesse più esercitare, in piena indipendenza ed imparzialità, le sue funzioni.
Tuttavia il plenum, dopo un ampio confronto, seguito agli interventi dello stesso procuratore Mancini e del suo difensore, Maurizio Arcuri, non ha raggiunto un’unanimità, ma la delibera è passata con 11 voti a favore, 8 contrari e 3 astensioni.
Dalle chat, si legge nella delibera, si evince, un rapporto di consolidata amicizia e frequentazione tra il procuratore generale dell’Aquila e l’ex parlamentare leghista. Pini aveva organizzato anche un incontro tra Mancini e Cosimo Ferri, magistrato in aspettativa ed ex deputato, perché quest’ultimo appoggiasse la nomina di Mancini alla procura generale aquilana. La Commissione ritiene, si legge ancora nella delibera approvata, che tali messaggi palesino un chiaro coinvolgimento di Pini e Ferri nella procedura di conferimento dell’incarico.
Per cui non è dubitabile che il coinvolgimento diretto di terzi soggetti, in particolare di Gianluca Pini, ex parlamentare nonché imprenditore più volte sottoposto a procedimenti e processi penali dalla Procura di Forlì e dell’onorevole Cosimo Ferri, magistrato fuori ruolo che nel maggio 2019 era notoriamente tra i partecipanti all’incontro notturno tenutosi nell’hotel Champagne a Roma, in cui si discuteva della nomina del Procuratore della Repubblica di Roma, da cui sono scaturite le dimissioni di alcuni consiglieri togati del Csm, per interferire nel procedimento per il conferimento dell’incarico direttivo attualmente ricoperto dal dott. Mancini presso la Procura generale di L’Aquila, compromette irrimediabilmente lo svolgimento delle funzioni secondo i richiesti canoni di indipendenza ed imparzialità.
Un fatto di una gravità inaudita, passato del tutto sotto silenzio nella nostra incredibile città. Evidentemente, indipendenza e imparzialità, nel delicatissimo ambito giudiziario, non significano una beata mazza.