Una commissione di tecnici di livello, come gli architetti Renzo Piano, Stefano Boeri, Mario Cucinella ed altri esperti, sta lavorando alle Linee guida per le future scuole innovative previste nel Pnrr. Entro il 10 marzo prossimo, così ha previsto un decreto del ministro Patrizio Bianchi, la commissione dei dieci dovrà individuare gli aspetti didattico-innovativi per i nuovi ambienti scolastici, che diventeranno base d’asta per i concorsi di progettazione da bandire.
Fino ad oggi non sono mai stati coinvolti grandi architetti/archistar/urbanisti nella progettazione delle scuole, basti guardare anche la foto della nuova scuola elementare Mariele Ventre a Pettino, inaugurata ormai da un anno, 5,2mln di euro di lavori, consegnati nel gennaio del 2018, per una struttura all’avanguardia sotto il profilo della funzionalità, della tecnologia e della sicurezza, dotata di isolatori sismici, impianti di ultima generazione in grado di ottimizzare i consumi, attrezzature e aree verdi che rendono gli spazi accoglienti e a misura di studente.
Nonostante il sisma aquilano, architetture e design, il bello, contesti urbani e periferie, scenari verdi da ricomporre con i cementi delle palazzine degli ultimi decenni, non hanno ispirato i nostri amministratori a guardare oltre le mura per fare di più, di meglio del com’era e dov’era, quando all’indomani del 6 aprile 2009 avrebbero avuto tutto il tempo e modo, oltre che ingenti risorse a disposizione, per ripensare/riqualificare una città con le frazioni/quartieri a cominciare dalle scuole, ambienti sempre più sensibili e strategici nel mondo contemporaneo.
E di quanto fatto, purtroppo, porteremo le conseguenze per i prossimi secoli.
Oggi s’è aggiunta la pandemia che ha imposto ulteriori visioni/obiettivi, oltre la sicurezza antisismica, per riorganizzare concretamente spazi, banchi, distanze, areazione, aggregazione e didattica e speriamo che stavolta riusciremo a pensare all’insieme.
Dicono che faranno sul serio, perché c’è di mezzo il Pnrr e la capacità di spendere risorse europee entro il 2026, e faranno sul serio perché con i nuovi criteri a base d’asta, non parliamo più di un concorso di idee con una tavola che andrà a finire nel cassetto dell’amministrazione, ma il concorso si concluderà con un progetto di fattibilità che andrà a gara, mentre l’amministrazione potrà affidare allo stesso progettista il definitivo e l’esecutivo, blindando l’idea.
E chi sa che non possa essere la volta buona per ragionare di innovazioni, funzionalità e progettualità esteticamente apprezzabili e perfino riqualificanti pezzi di territorio.