Al 19 febbraio scorso, i report della Asl aquilana ufficializzavano che il “personale non sanitario” chiamato alla vaccinazione era il 14%, rispetto all’1% degli ultra 80enni e al 7% degli ospiti delle residenze assistite. Come hanno potuto aprire questa corsia preferenziale ignorando gli anziani? Sulla base di quale legge? E se il sistema va ad estrazione con quali criteri normativi sono state pescate categorie non prioritarie?
Il Parlamento ha votato un piano vaccinazioni blindato per chiamare prima di tutti il personale sanitario, poi gli anziani delle case di risposo e gli ultra 80enni, quindi gli insegnanti e le forze dell’ordine. Anche se poi le Regioni, dalle disposizioni attuative, hanno visto che in quelle pieghe rigide s’era infilata una maglia larga, la categoria “personale non sanitario”, che in tutt’Italia ha raggiunto quasi il milione di vaccinati. Tra gli infilati ci sono gli impiegati delle Asl, personale che ha a che fare con gli ospedali/cliniche per lavoro e imprese di pulizie. Che vanno benissimo, del tutto inutile fraintendersi, ma il problema è la trasparenza mentre ogni Regione sta facendo come gli pare.
Ci sono Regioni come la Campania che registrano il 28.6% di “personale non sanitario” vaccinato; la Lombardia il 24%, ma c’è anche il Lazio con il 7%, avendo correttamente riservato a sanitari, anziani e insegnati/forze armate le tre belle fette dei pochi vaccini ricevuti.
In Abruzzo ad oggi abbiamo somministrato l’86.2% delle dosi consegnate (127mila 194/147mila 500) di cui circa il 12% al “personale non sanitario”; il 13.4%, al personale scolastico; 41.8% ai sanitari; 23.9% anziani e 4% ospiti rsa; 4% circa forze armate.
Sulla base di quale scelta prioritaria di legge quel 12% di “personale non sanitario”?
Con tutti gli anziani in attesa e con loro le categorie più fragili, ed un piano approvato dal Parlamento è difficile comprendere, anche perché basta un niente, per finire in qualche fascicolo della Procura della Repubblica e in effetti a Pescara già indagano da qualche settimana.
La Asl dell’Aquila ad oggi ha il 33% di sanitari vaccinati, il 34% per la macro area insegnanti/forze dell’ordine; il 19% anziani, il 4% ospiti rsa e 1% staff lungodegenza; 1% medici generici e pediatri di libera scelta; 8%, “personale non sanitario”. Dal 19 febbraio la rotta è mutata completamente recuperando parecchio sugli anziani: sarà perché si vocifera di un’inchiesta ormai prossima?
Intanto su 21mila 680 prime somministrazioni, iniziate a fine dicembre, al 9 marzo risulta vaccinato nell’aquilano solo un terzo e restano da chiamare oltre 14mila persone per la seconda dose, nel frattempo si è decisamente aperto il nuovo fronte dei contagiati sempre più giovani.
Sui 372 nuovi casi in Abruzzo, infatti, i positivi con meno di 19 anni sono 74, di cui 26 in provincia dell’Aquila, 17 in provincia di Pescara, 19 in provincia di Chieti e 12 in provincia di Teramo, ieri erano 48, per un totale di 58mila 323 casi dall’inizio della pandemia.
E per tornare al canale dei “non sanitari”. E’ stato scelto anche dall’Ordine dei medici, per fare prima con i pensionati, si parla anche di dipendenti di aziende farmaceutiche e di centri di analisi e di qualsiasi altra categoria assimilabile a quelle essenziali, utile a inserirsi prima aggirando la legge, mentre Sergio Mattarella ha voluto fare la fila allo Spallanzani come qualsiasi altro cittadino italiano, ma il messaggio di altissimo civismo lo avranno recepito in pochi. Intanto le Procure di mezz’Italia indagano sulle tante furberie.