Il ministro dei beni culturali, Alberto Bonisoli, sta lavorando alla riorganizzazione del Mibac, incontra addetti al settore, tecnici, vertici e dipendenti accettando anche suggerimenti.
Chi sa se il territorio colpito dagli eventi sismici del 2009, quelli che hanno distrutto il centro storico dell’Aquila e del comprensorio, sta partecipando e con quali proposte per accelerare una ricostruzione drammaticamente al palo su chiese, teatri e monumenti oltre che palazzi vincolati.
Bonisoli vorrebbe lavorare meglio sulla tutela e valorizzazione del patrimonio.
La gran parte dei nostri beni è sbriciolata da dieci anni e lì dentro crescono alberi e rigogli di ogni foggia, nonostante i fondi in cassa ed una capacità di spesa che non arriva, ed è un dato ufficiale, al 2% delle risorse finanziate.
Dovrebbe essere potenziato il Segretariato generale con nuovi servizi, si legge nella bozza di riforma, un nucleo ispettivo, uno anticorruzione e trasparenza e cinque servizi di livello dirigenziale non generale. E’ prevista un’unità per la programmazione, l’innovazione e la digitalizzazione dei processi e un’unità per la sicurezza del patrimonio culturale e la gestione delle emergenze.
Dov’è L’Aquila? C’è con la sua esperienza decennale?
Previsti sette o otto segretariati interregionali nuovi, ed un rafforzamento centrale e locale della Direzione Archeologia, Belle arti e Paesaggio. Confermate le Soprintendenze uniche per la tutela e la valorizzazione, al centro il cittadino e le esigenze locali. Ed ancora una nuova Direzione generale per le gare dell’amministrazione centrale e come supporto alle stazioni appaltanti periferiche per tutte le altre gare, accordi di valorizzazione, concessione di beni, sponsorizzazioni e mecenatismo. La sensazione è che restiamo tagliati fuori da processi decisionali fondamentali per la rinascita della vita sociale e culturale del comprensorio e dell’Aquila e chi dovrebbe non sta alzando un dito.
Dovrebbero infine essere rimodulati i Poli museali con riequilibrio delle risorse a favore dei siti meno conosciuti.
A tal proposito non si capisce che ne sarà del MAXXI – L’Aquila e dove si combatte la guerra in atto per la gestione, tra la Melandri e la Fondazione che dirige, e le strutture ministeriali locali che vorrebbero avere in mano fondi e capacità decisionale.
Vorremmo anche capire, noi cittadini, se nascerà una rete, che ne sarà dei nostri musei e quanti visitatori si prevedono, visto che senza rientro degli uffici, senza la ricostruzione di chiese e beni culturali, senza poste e banche e senza una vita più o meno normale che ricomincia nei centri storici, nulla potrà una rinascita post sisma immaginata solo su carta.
E’ una riforma che si sta discutendo a Roma, a pochi chilometri da noi, chi sa se le Sovrintendenze stanno spingendo perché gare, appalti e ricostruzione dei beni culturali nell’aquilano finalmente decollino.
Vorremmo un dibattito pubblico ed invece non vola neanche una mosca.