17 Feb 22

Gli attuali mille rivoli e Mani Pulite

Trent’anni fa l’arresto di Mario Chiesa. Socialista, percepiva il 10% sugli appalti. Un imprenditore, stanco di pagare, lo fece arrestare in flagranza di reato, Mani Pulite fu il fascicolo aperto da Antonio Di Pietro. Chiesa spiegò che quello delle tangenti era un vero e proprio sistema. I magistrati di Mani Pulite divennero eroi popolari.

Al Quirinale doveva andare Forlani invece venne eletto il moralizzatore Scalfaro a Palazzo Chigi Craxi lasciò il post ad Amato. Hanno creato un clima infame, così Bettino Craxi, il 2 settembre 1992, il socialista Sergio Moroni si tolse la vita, lasciò un lettera in cui ammise di non aver rispettato la legge ma sempre per il partito e mai per interesse personale.

Alla fine i suicidi saranno 10.

Nell’autunno del 1992, le parole avviso di garanzia erano tutti giorni sui giornali, fino a marzo del ’94 le Procure ne emisero 25mila 400, gli indagati erano imprenditori, pubblici e privati, burocrati e politici, il democristiano Severino Citaristi prese 72 avvisi di garanzia.

La politica reagì prima nel ’93 e poi nel ’94, proponendo per decreto di depenalizzare il finanziamento illecito dei partiti e di togliere il carcere preventivo per i reati di corruzione, i magistrati protestarono e la protesta popolare costrinse la politica a cancellare quei provvedimenti.

Il 29 aprile del ’93 la Camera con voto segreto negò l’autorizzazione a procedere per Bettino Craxi, un deputato leghista sventolò un cappio, presidente dell’Assemblea, Giorgio Napolitano. Le sedi del Psi vennero prese a sassate e in serata, all’uscita dell’hotel Raphael dove risiedeva, Craxi fu assalito dalla folla inneggiante Di Pietro, gli tirarono contro di tutto e monetine.

Iniziarono le indagini sul Partito comunista che porteranno alla condanna di Primo Greganti, ma in molti si chiedono ancora oggi come mai, il Partito comunista fu di fatto risparmiato, prendeva lavori, sostengono altri, il che non sarebbe come prendere soldi e non sarebbe corruzione, l’ultimo capitolo di Mani Pulite riguardò la Fininvest l’azienda di Silvio Berlusconi che dal ’94 entrò a Palazzo Chigi.

Mani Pulite è durata due anni portando a 1.300 tra condanne e patteggiamenti definitivi, 430 le persone processate e assolte, 4mila 525 le persone sottoposte al carcere preventivo. Un quarto dei politici attivi si ritirò. I principali partiti chiusero bottega.

Cos’è cambiato oggi?

Oggi la corruzione non è più un sistema per finanziare i partiti in modo sistematico, con le maxi tangenti, ci sono invece mille rivoli, tra favori all’interessato, consulenze, assunzioni di parenti, lavori in casa o addirittura lavori sessuali questo soprattutto in un momento in cui stiamo investendo tanto con le risorse del Pnrr ed è più difficile vedere dov’è la corruzione e allora occorrre combatterla con armi nuove perché la corruzione c’è, esiste, forse s’è abbassata di livello, spiega Giuseppe Busia presidente Anac, Autorità nazionale anticorruzione, la prima arma è la trasparenza l’incrocio di banche dati, per esempio sui bonus edilizi, o anche e soprattutto sugli appalti. Stiamo lavorando molto con la Banca dati nazionale sui contratti pubblici, è un sistema di controllo su come si spende, dobbiamo conciliare la buona amministrazione e la buona gestione della cosa pubblica con la lotta alla corruzione perché la corruzione è un tarlo che fa male, esiste, rimane sotto la superficie del mare e per farla emergere abbiamo bisogno di regole per prevenire ed è quello che stiamo cercando di fare con l’Anac.

Cosa ne pensa oggi Gherardo Colombo, a capo allora, del pool Mani Pulite? Non siamo cambiati granché e non è vero che non abbiamo agito nei confronti di esponenti del Partito comunista, a Milano, per esempio, è stato arrestato colui che per il Pds distribuiva le tangenti per la metropolitana. La corruzione è legata all’essere umano come la ricerca del potere, eravamo però giunti a un limite difficilmente sopportabile, ma il processo penale non è tutto. Perché funzioni è necessario che il governo del popolo sappia fare le scelte e per fare le scelte è necessario capire le regole, non osservarle per obbedienza ma per condivisione.