Quando riaprì l’Hotel Sole all’Aquila nel 2005, fu un evento molto importante per la città. In quella piazzetta relegata al degrado riapriva un bell’albergo abbandonato per decenni, eppure di origini medievali con i vari rimaneggiamenti settecenteschi, e l’acquisto a fine ottocento dei Cardilli, i famosi orafi. Un primo restauro nel 1902 lo trasformò da palazzo civico in albergo, con 46 posti letto circa. Nel corso della seconda guerra mondiale fu occupato dai nazisti che risparmiarono la città dalla distruzione, grazie ad un intervento dell’arcivescovo Confalonieri, così si narra, che pregò i gerarchi di salvare L’Aquila, donando loro un crocefisso d’oro di grande valore, purtroppo però, il secondo piano diventò Tribunale militare di guerra, dove fu torturato ed interrogato Rauco, uno dei sei partigiani aquilani che nel ’43 tentarono di sottrarre dei documenti militari con un’azione a piazzetta del Sole. Scoperti riuscirono a fuggire, tranne Rauco, che fu condannato a morte, ma grazie alla difesa dell’avvocato Marinucci, riuscì a strappare 30 anni di carcere. La storia di quei ragazzi la scrisse Marcello Liberatore, uno di loro, scomparso giusto qualche anno fa, tra loro anche Jukich Bogomir Goffredo, costretto a tradurre gli interrogatori dei prigionieri slavi. Un pezzo importante della storia aquilana che quell’albergo, nonostante la distruzione del sisma del 2009, continua a conservare dentro le proprie mura. Vi sostò anche il primo presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, per un pranzo. Negli anni sessanta, fu realizzato un secondo piano per 60 camere in tutto, erano gli anni del Teatro Stabile dei più grandi attori di prosa che proprio dall’Aquila iniziarono la loro carriera, ed ancora personaggi politici e della musica classica di grande prestigio, che si fermavano in uno dei più importanti alberghi della città. Quindi l’abbandono e la completa ristrutturazione nel 2005, per tre suite, 51 camere e family rooms, un quattro stelle di color avorio, ocra e crema con parquet e marmi, due sale conferenze da 20, vicino la hall, e da 40 persone nella terrazza all’ultimo piano, a guardare i tetti del centro storico dell’Aquila e la magnifica cupola di San Bernardino. Fortunatamente i proprietari vogliono che ci torni l’albergo, bello come prima, con la sua storia e di tutta la città.