In un negozio di una galleria commerciale, ci dicevano ieri che ormai non contano più gli orari di chiusura, parlavamo del fatto che con l’ora solare i negozi dei centri storici italiani anticipano la chiusura pomeridiana dalle 20 alle 19.30. All’Aquila dopo il sisma non esistono più le festività e gli orari di apertura e di chiusura è tutto un orario continuato ormai, nei centri commerciali come nelle gallerie, senza più regole. Quei pochi negozi in centro, al contrario, chiudono durante la settimana, per aprire tutto il giorno nei week end, e soprattutto nei festivi, quando turisti e altra gente vanno a farsi un giro in centro. Vanno alla grande pub e locali che lavorano per lo più la sera, vanno bene anche risto pub e self service col menù del giorno, tutto compreso, a prezzi stracciati, bevande a parte. Dall’Ocse era venuto fuori che l’economia del territorio sarebbe stata questa nella ricostruzione post sisma, ristori che fanno il pienone con le maestranze di giorno, grazie a convenzioni agevolate con le imprese, che a poco prezzo passano il pranzo ai lavoratori. E anche quest’economia è in continua trasformazione, c’erano più pub e locali serali due anni fa, oggi vanno di più i pasti veloci, mentre quei bar storici che hanno scelto di riaprire al loro posto, per principio, cercano di sopravvivere offrendo panini e pasti freddi soprattutto di giorno. E’ un’economia di passaggio, potrebbe durare decenni, al passo con la ricostruzione, ma anche in un paio d’anni le cose si modificano, non c’è più nulla di dato, di fermo, nessun punto di riferimento, l’Ocse aveva avvertito che comunque sarebbe stata un’economia a termine, avremmo dovuto pensare a trattenere con la residenza le maestranze con le loro famiglie, tecnici e professionisti che passeranno all’Aquila anni, prima di chiudere i cantieri aperti e organizzarci per ripensare una ripresa socio economica più stabile e più sicura che guardasse alla nuova comunità. Una comunità che cambia anch’essa in continuazione, non abbiamo capito ancora quando diventerà stabile ma agli aquilani interessa poco, non riescono ancora a fare i conti con una realtà profondamente modificata per cui L’Aquila di prima, non tornerà mai più. Tanto varrebbe cominciare a credere in un’altra città possibile, ma non siamo pronti.