A distanza di due anni siamo purtroppo ancora qui: le sentenze shock si reiterano e offendono la memoria di ciò che è stato, così i Comitati Familiari Vittime-Progetto Storie di Giustizia che invitano la comunità ad una manifestazione martedì 30 luglio alle ore 18.00 al parcheggio del Tribunale dell’Aquila a Villa Gioia.
Dalla rabbia e nel ricordo di ciò che realmente accadde nel terremoto del 2009, dalla volontà di rivendicare risposte, dalla consapevolezza che non resteremo in silenzio, motivano la scelta in una nota, invitiamo i rappresentanti istituzionali ad essere presenti. Ai parlamentari chiediamo di attivarsi in rappresentanza del nostro territorio presentando interrogazioni tese a far luce su quanto accaduto.
Secondo i giudici della Corte d’Appello, gli studenti non sarebbero morti nei crolli provocati dal terremoto del 6 aprile 2009 perché rassicurati e, di conseguenza, indotti a rimanere nei loro alloggi dalla Protezione civile attraverso la Commissione Grandi Rischi, ma per una condotta incauta, per non aver valutato adeguatamente tutti i rischi connessi alle terribili scosse che si susseguivano in quei giorni. Perché il pericolo, a fronte di forti scosse, c’è, e nessuno può ignorarlo.
La Corte d’Appello dell’Aquila rileva quindi che in linea generale, il compendio probatorio acquisito (convocazione della riunione, verbali della stessa, deposizioni testimoniali), al di là del convincimento del capo del Dipartimento di Protezione civile emerso nel corso della conversazione casualmente intercettata tra lo stesso (Bertolaso) e l’assessore regionale (Stati) ha smentito o, comunque, non ha dato conferma della tesi che gli esperti partecipanti alla riunione del 31 marzo – ad esclusione del De Bernardinis, vice di Bertolaso, il quale, peraltro, alla stessa non diede alcun contributo scientifico – avessero, a priori, l’obiettivo di tranquillizzare la popolazione e, quindi, di contraddire o minimizzare quanto desumibile dai dati oggetto della loro valutazione scientifica. Tesi che le parti appellanti ripropongono in termini meramente assertivi senza misurarsi con le risultanze istruttorie.
Dunque quella Commissione, ad esclusione del De Bernardinis, non avrebbe avuto l’obiettivo di tranquillizzare la popolazione.
La sentenza della Corte d’Appello dell’Aquila sul risarcimento in favore delle famiglie di Nicola Bianchi, Ivana Lannutti, Enza Terzini, Michele Strazzella, Daniela Bortoletti, Sara Persichitti e Nicola Colonna morti dopo il terremoto del 6 aprile 2009 ha così confermato la pronuncia di primo grado di due anni fa e liberato da ogni responsabilità la Presidenza del Consiglio dei Ministri e gli scienziati della Commissione Grandi Rischi.
Decisioni che hanno indignato i familiari delle vittime e un’intera comunità, lacerata da 15 anni di ombre su verità e giustizia che ancora invoca. D’altra parte l’Associazione nazionale magistrati Abruzzo, in una nota, ha precisato che nelle sentenze criticate non è emerso alcun giudizio critico con riferimento alle condotte delle vittime.