Dovrebbe essere urgente, per una comunità, capire come mai i beni culturali restano appesi a ritardi ingiustificati da 10 anni ormai. Roma vuole accelerare sulla ricostruzione pubblica ed ha imposto piani pluriennali da specificare in piani annuali da portare a termine, pena, la ridistribuzione delle risorse. Ed è incredibile leggere quello del Mibac dove per L’Aquila, di nuovo, c’è molto poco. Lavori da proseguire, interventi per cui si richiede la copertura finanziaria per il 2019, molto poco per le nostre chiese più importanti.
Con i due casi che faranno storia, non una bella storia, per cui la cattedrale di San Massimo e la chiesa di Santa Maria Paganica, periscono nell’abbandono perché ancora non si trova la quadra con i progetti della Curia, che aveva affidato pensando di poter gestire quei lavori come fosse casa propria, ed invece è intervenuto lo Stato dicendo che ciò, non sarebbe stato possibile.
La legge 125/2015 riconosce al Mibact la facoltà di acquisire quei progetti, ma con le modalità ed i limiti individuati da un parere espresso dall’Avvocatura dello Stato.
Un parere che ho acquisito stamattina con una facilità e semplicità che dovrebbero essere proprie di ogni apparato dello Stato, al contrario non accade praticamente mai, è accaduto però negli uffici dell’Avvocatura distrettuale dove il responsabile in persona, Filippo Patella, mi ha riconosciuto l’accesso civico, garantito immediatamente dalla legge ad ogni cittadino, senza l’obbligo di dover motivare. Facendomi notare, peraltro, che nel registro degli accessi, sono la prima cittadina ad aver effettuato una richiesta, che sarà inserita nel piano delle performance.
Una soddisfazione, interloquire con qualcuno, troppo pochi negli uffici, che all’apice di un ruolo e con una cultura che straripa, esegue la legge, la conosce, la rispetta e non pone nessun ostacolo a principi pubblici fondamentali come la trasparenza.
Meno male, qualcosa che riconcilia. E tornando alle chiese.
La stessa legge del 2015, impone quindi a tutti i soggetti attuatori di accelerare per restituire i beni alla fruizione dei cittadini, gli impone di finanziare quelli già avanzati e di puntare ad adeguare il grado di progettazione degli interventi, non ancora cantierabili, per portarli a livello esecutivo, attraverso la massimizzazione dell’impegno tecnico-amministrazione della stazione appaltante. Leggo testualmente nel Piano Mibac per il cratere. Obiettivi che non ricomprendono, e neanche per il 2019, né Santa Maria Paganica, né San Massimo e neanche Santa Giusta o San Marco, il che comincia ad essere davvero inaccettabile. C’è la chiesa dei Gesuiti, le Anime Sante, San Flaviano ed il Santuario di Roio, tutte da completare, con la Chiesa del Crocifisso, Santa Chiara e Santa Maria del Carmine, ma nulla di più all’orizzonte.
Per il 2018, la strategia Mibac è il restauro ed il consolidamento di monumenti che si distinguono per la spiccata valenza identitaria per la città dell’Aquila come Palazzo Alfieri (delle monache su via Fortebraccio), la chiesa di Santa Maria del Suffragio ed il Teatro comunale.
Il Ministero sottolinea che la maggior parte degli interventi riguarda proprietà della Curia perché il patrimonio demaniale di competenza Mibac, è stato oggetto di interventi di recupero, in corso o ultimati, realizzati a valere sul Cipe o altre fonti di finanziamento come le Mura urbiche, Palazzo Ardinghelli, il Castello cinquecentesco e Casa Museo Signorini Corsi.
Elenca quindi 70 interventi, da progettare, da proseguire, da prevedere o da concludere.
Per il Castello cinquecentesco abbiamo avviato la procedura pubblica il 28 marzo 2013, solo a luglio sono stati aperti i cantieri.
Per il Teatro comunale, avviato nell’aprile del 2013, servono ancora almeno 27 mesi, quindi di sicuro due anni, come completamento dell’ultimo lotto.
Per l’ultimo lotto di Casa Museo Signorini Corsi, ad esempio, il Mibac prevede un anno e mezzo ancora, ma manca la progettazione esecutiva.
Realisticamente, ad oggi, non c’è nessun tavolo dove capire quanto tempo ci vorrà ancora per i cantieri in corso e quanti mesi per avviare la miriade di progetti, in particolar modo sulle chiese, finanziate dal 2012, ma dove non si muove paglia.
Il Segretariato al momento ha una dotazione organica di una ventina di dipendenti, non arrivano, hanno chiesto rinforzi mentre la Sovrintendenza unica per il cratere, con Alessandra Vittorini delegata alla tutela del patrimonio, non ha voce per farsi sentire.