L’anticorruzione non è come l’antimafia, e all’Aquila non è affatto attenzionata. Raffaele Cantone presidente della nuova struttura che controlla la corruzione, nel libro intervista Il Male italiano a Gianluca Di Feo de l’Espresso, racconta che ancora oggi esistono realtà in cui non si aprono indagini per tangenti, se la corruzione non viene scoperta – spiega – significa che c’è un problema nelle procure o negli inquirenti, e questo è anche lo specchio dell’inefficienza della magistratura nell’affrontare questioni complesse. Non tutti gli uffici investigativi hanno pool specializzati per reati di questo tipo. Che richiedono grande impegno e professionalità, quando le inchieste vengono fatte bene i risultati arrivano sempre. Mi chiedo quindi come mai all’Aquila e nel cratere la corruzione pare del tutto assente tanto è ignorata, nonostante la spesa di miliardi di euro, almeno tre miliardi e mezzo solo per la ricostruzione privata aquilana in sei anni. Cantone spiega il male della prescrizione, il perché i processi ai colletti bianchi o a chi sta bene economicamente si chiudono con pene piccole o con tempi troppo lunghi, mentre si torna al proprio posto, condannati e con il vitalizio intatto. Ci sono tribunali di provincia domanda il giornalista dove raramente si dà fastidio ai potenti, ma si punisce la piccola delinquenza in maniera esemplare, una questione dovuta anche al fatto, per cui il risultato di un giudice, spiega Cantone, si basa su questioni burocratiche per cui la condanna di uno scippatore è identica a quella di un pezzo grosso che ha corrotto un assessore. Sono identiche per chi pesa i risultati e non ci si inimica il potente di turno. All’Aquila avremmo avuto un vitale bisogno di un’anticorruzione di ferro, in particolar modo nella ricostruzione privata e nel giro dei piccoli grandi inciuci tra privati, politica, imprese, tecnici ed amministratori di condominio e di consorzio che nella ricostruzione in Abruzzo, da sei anni, fanno come credono indisturbati mentre la ricostruzione pubblica è al palo, perché nessuno firma niente. Forse cambierà qualcosa con la nuova legge sulla ricostruzione, ma i giochi sono ormai fatti.