Sembra sia in atto una vera e propria guerra intestina tra quelle che una volta erano le grandi istituzioni culturali del capoluogo d’Abruzzo. Con il quinquennio di Biondi è il Teatro Stabile d’Abruzzo ad emergere come laboratorio di cambiamento e creatività, con la direzione artistica affidata a Simone Cristicchi e scelte perfino sperimentali per la produzione, i Cantieri dell’Immaginario e la gestione del decennale, artistica e qualitativa, sempre nelle mani del Tsa.
Il documento diffuso ieri a firma del Teatro stesso, e promosso da alcuni fedelissimi del primo cittadino, ha voluto riconoscere questo cambio di rotta a Biondi, con la gestione del Restart, si chiama così il programma del 4% dei fondi della ricostruzione dedicato alla ripresa socio culturale, richiamando poi tutte le istituzioni a produzioni di qualità in vista del decennale.
A proposito la delega al Restart, Pierluigi Biondi, in quanto strategica, l’ha mantenuta dal giorno stesso della sua elezione, sarà per questo che stamattina in Consiglio comunale non s’è fatto tirare per la giacchetta né sul documento né sul ritiro delle deleghe alla cultura.
Diciamo che le istituzioni sono sempre andate dove soffia il vento.
Tira a sinistra, si posizionano così, va a destra repentino, c’è il cambio della bussola, nei CdA siede gente espressa dalla politica, va da sé che se la presidente De Simone chiede le dimissioni di chi ha encomiato il sindaco in quel documento, senza consultarsi prima, viene invitata ad accomodarsi fuori, perché Marco Marsilio è il nuovo presidente. Così il sindaco in Aula. E va anche da sé che se alcuni enti stanno sulla loro, sarà anche perché Biondi vuole che una volta finito il Restart si diano da fare con piani di autofinanziamento o cofinanziamento con privati, disegnino prospettive e programmazione, rendicontino le spese e mostrino statuti e modalità di assunzioni. Sono lontani i tempi dei visionari fondatori del Teatro stabile e di Nino Carloni, ha rimarcato ai consiglieri comunali, poi da un certo punto in poi fino ai Ds e Pd gli enti sono diventati solo camere di compensazione della politica sacche di clientelismo e quando la ciccia è finita è dovuto intervenire Pantalone a sostenerle. Darà forse fastidio che ho tagliato dove ho potuto anche i compensi ai revisori dei conti. Sono stato eletto dal popolo e delegato ad amministrare, ha aggiunto in riferimento alle sfiducie assessorili, se delego funzioni e competenze devono essere accettate le regole del gioco quando viene meno la fiducia viene meno la delega.
Il Consiglio comunale s’è sciolto per mancanza del numero legale nel pomeriggio, ad andarsene è stata l’opposizione, che non vuole più reggere i numeri ad una maggioranza che oggi scalpita per un posto in Giunta. E a proposito le minoranze pensano di formare un gruppo unico più progressista che possa far muro comune nell’amministrazione ma è tutto da costruire, nel frattempo un nuovo fronte pare essersi aperto proprio in casa di Biondi. Il gruppo di Fdi infatti, ha appoggiato oggi gli atti delle minoranze perché probabilmente reclama un posto in Giunta quota Meloni. Appoggio anche a pretendere da Roma i 10milioni di euro per le mancate entrate e le maggiori spese post sisma, fondi che arriverebbero entro questo mese su impegno del sottosegretario Crimi, il sindaco ha assicurato che se non arriveranno i fondi straordinari di sicuro non aumenterà di un centesimo le tasse, cosa che accadde nel 2016 sulla Tari, subendo 2milioni in meno l’anno di trasferimento. Pare che la Lancia non entrerà più in Giunta, mentre Mannetti e Piccinini, che hanno appoggiato Liris, sarebbero visti in quota Fitto. Questo il cruccio del gruppo e chi sa come andrà a finire.