04 Gen 23

Il rito delle 12 notti sacre e della luce

Onorerò il Natale nel mio cuore e cercherò di portarlo con me tutto l’anno, Charles Dickens con il suo magico A Christmas Carol, ci narra il valore del dono e l’usanza vittoriana di decorare l’albero da illuminare con le candeline. La luce che vince sul buio e il culmine cristiano e pagano della Dodicesima notte, vigilia dell’Epifania, che rappresenta l’apice, il punto di arrivo, la sintesi.

Il rito delle Dodici notti sacre dal 26 dicembre, che secondo alcuni furono istituite da un Concilio della seconda metà del 500 d.C., per unire il periodo di Natale all’Epifania, anche se l’origine sarebbe pagana tra antichi riti misteriosi che attraversano la Germania e la Francia, con studiosi, filosofi e teosofi, per richiamare i 12 mesi dell’anno, ricordare i doni ricevuti e gettare i semi che germineranno nell’anno che verrà. Per qualcuno anche la porta tra il terreno e l’ultra terreno per riflettere, raccogliersi, illuminarsi, darsi dei buoni propositi nella magia del Natale, di cui la Dodicesima notte, vigilia dell’Epifania, che tutte le feste si porta via, rappresenta l’approdo, l’attesa della luce dal solstizio d’inverno, con le giornate corte e le notti più lunghe e la consapevolezza che solo una luce interiore viva, potrà colmare l’assenza della luce solare, in un percorso a tratti mistico, ma soprattutto intimo, dove il dono assume una valenza illuminante.

Il dono della Roma imperiale, quando dal 17 al 23 dicembre si celebravano i Saturnalia per il dio Saturno, nel corso dei quali si scambiavano doni tanto che secondo alcuni la strenna, dal latino ‘strena’ ‘regalo di buon augurio’ si diffuse proprio allora, con il Cristianesimo diventa il periodo dell’Avvento, ‘venuta’, ‘attesa’, ‘arrivo’ cioè il tempo liturgico della preparazione al Natale con alcuni riti di luce, la prima domenica dell’Avvento si accendono infatti candele, mentre il 13 dicembre si festeggia Santa Lucia, la Santa della luce che porta doni ai bimbi sul suo asinello e in passato coincideva con il solstizio d’inverno; prima di lei il 6 dicembre, in alcuni Paesi il 5, arrivava San Nicola, antico vescovo di Myra, la figura mitica da cui ha origine Santa Claus e che negli anni ’30 la Coca-Cola trasformò nel Babbo Natale con il costume rosso e la barba bianca, che con la slitta trainata da renne porta regali a tutti i bimbi nella notte del 24 dicembre. Tradizioni e riti diversi, a volte opposti, ma con un unico filo conduttore che avvicina i Paesi nella Natività e nella luce dopo il buio. La Dodicesima Notte è anche la nota commedia di William Shakespeare.

Si tramanda che questi giorni siano come dei giorni specchio, in cui i dodici mesi passati si riflettono nei dodici giorni presenti, portandoci una visione dei prossimi dodici mesi. Ogni giorno corrisponde a un mese dell’anno passato e uno di quello a venire, a un segno zodiacale e a una virtù da conquistare. Ogni notte è come una porta per riflettere, per lavorare con noi stessi ed essere più consapevoli, dalla notte di Natale alla Dodicesima notte tra il 4 e il 5 gennaio per arrivare infine all’Epifania. Ogni notte con un segno dello zodiaco per coltivare 12 virtù tra coraggio, discrezione, generosità, devozione, equilibrio, perseveranza, altruismo, compassione, cortesia, ottimismo, pazienza, controllo della parola e del pensiero, quindi il 6 Gennaio, cioè l’arrivo.

Sono i giorni delle piccole introspezioni in cui prediligere uno stato ricettivo, potrebbe essere utile appuntare pensieri, eventi o sogni e accadimenti, così che al di là dei riti e delle credenze popolate da spiriti maligni e folletti dispettosi, affronteremo l’anno nuovo con un rinnovato senso di fede, fiducia, forza e qualità d’animo.