E’ iniziata a Parigi la conferenza delle Nazioni Unite Cop21 sui cambiamenti climatici. Due settimane di trattative da cui dovranno uscire impegni concreti, per ridurre nei prossimi decenni l’emissione di anidride carbonica e gas serra. Gli ambientalisti vorrebbero azzerarli entro il 2050, i 150 capi di Stato e di Governo che da oggi, con 47mila delegati, si confronteranno sul tema, non è detto trovino la quadra. Gli Stati Uniti avversano ogni vincolo che potrebbe scaturire. Già da ieri, scontri a Parigi e manifestazioni pacifiche in tutto il mondo, oltre mezzo milione di cittadini a protestare contro i grandi perché non c’è più tempo. Valerio Rossi Albertini, ricercatore del Cnr, spiegava molto bene stamattina le cose in una trasmissione radiofonica. Con la seconda rivoluzione industriale, dal 1870, il riscaldamento del pianeta è salito di circa un grado, un grado e mezzo in Italia perché in media, secondo dati Ispra, è maggiore di altri Paesi, ciò sta provocando bolle africane ed afa intense, basti ricordare la scorsa estate, oppure alluvioni e bombe d’acqua sempre più violenti, pensiamo alla Liguria, Calabria e Sicilia, ma anche il dissesto delle scorse ore nel chietino, contro i quali secondo gli scienziati, le popolazioni del pianeta non sono attrezzate. L’impegno a cui si punta è mantenere dal 2020, il riscaldamento entro i due gradi per i successivi dieci anni almeno, ma dai rilievi fatti siamo già verso i tre gradi. E’ come se ballassimo sull’orlo di un precipizio, un passo falso e precipitiamo e quei tre gradi significano la fine, entro i prossimi vent’anni, cioè catastrofi certe per le future generazioni: non c’è più scampo. Viviamo già la desertificazione dei paesi africani, non riusciranno più a coltivare nulla, busseranno alle porte d’Europa per vivere, sarà un esodo epocale ed epico da cui non basterà più alzare i muri e ripristinare le frontiere per difendersi. Una catastrofe irreversibile, per rallentare la quale servono impegni gravosi e molto ambiziosi, bisognerebbe impegnarsi anche per la crescita sostenibile dei paesi in via di sviluppo, cose impossibili, ma siamo al capolinea.