I fondi per la ripresa culturale post sisma 2016-2020, derivanti dal 4% delle risorse per la ricostruzione, non sempre hanno premiato la qualità, garantendo gli enti storici senza valutare la loro capacità progettuale.
Tant’è che anche per il 2017, i 2milioni spettanti loro perché appartenenti al Fus, Fondo unico per lo spettacolo, sui 3milioni e 100mila euro totali gli arriveranno come fossero dovuti.
Tuttavia nella delibera della Giunta Biondi di fine anno c’è un segnale, perché per la programmazione 2018-2020 anche questi enti super garantiti, dovranno presentare ulteriori progettualità oltre l’attività ordinaria, mostrare alla città una prospettiva pluriennale oltre il 2020, quando finirà l’attuale asse per la ripresa culturale, garantire un percorso che dovrà individuare un’autonomia finanziaria con crescente aumento del cofinanziamento e decrescenza del finanziamento pubblico; ed infine la ripartizione del finanziamento, cioè del prossimo sostegno post sisma degli enti super garantiti in una quota fissa ed in una variabile.
Cosa cambierà? Che davvero cominceranno a legare i finanziamenti a progetti veri e alla capacità di muoversi da soli come del resto fanno i piccoli? Anche Cialente provò a strappare delle rassicurazioni sulla capacità di questi enti di trovare risorse altrove, fatto sta che ad oggi, ancora non restituiscono i soldi alla ripresa del Gran Sasso, presi in prestito per avviare le stagioni, e francamente, visto che i bei tempi sono andati e cultura non è più una parola di valore, vorremmo vedere dei risultati perché quei fondi appartengono alla città. Le risorse del 4% e l’asse dedicato alla cultura per il quinquennio 2016-2020, non hanno ancora dato risultati entusiasmanti, non hanno generato un solo evento di levatura nazionale e dopo l’esperienza fallimentare della candidatura a Capitale europea della Cultura 2019, vorremmo almeno provare a vedere L’Aquila in una prospettiva internazionale. Ma con questi chiari di luna chi lo sa.