Ai primi di novembre è scomparso Duilio Miocchi. Uno tra gli ultimi geniali mastri costruttori del nostro tempo, ha ricordato nell’omelia funebre monsignor Antonini, impareggiabile disegnatore e grafico, anche pittore, profondo conoscitore delle tecniche costruttive tradizionali, si sdegnava quando vedeva trattata con superficialità e senza passione l’arte edilizia. Ha al suo attivo pregevoli recuperi monumentali tra i più importanti dell’Aquila, come il monastero della Beata Antonia e soprattutto Santa Maria di Collemaggio. Si accalorava nel seguire la ricostruzione volendola fatta bene sul piano della bellezza, fin nell’arredo urbano, nei colori delle facciate e nelle forme dei comignoli e dei numeri civici del centro storico.
Siamo cresciuti con Duilio, con i miei cugini ed i suoi figli, nel cortile dell’antico convento dei Cappuccini recuperato fuori Porta Bazzano, scendendo a sinistra, dov’è cresciuta anche mia madre, c’era nonna e nonno, gli zii, e suo fratello Loreto, mio zio, chimico minerario per l’Eni, quando tornava dai suoi lunghi viaggi di lavoro aspettavamo le diapositive su l’Africa, ci riportava borsette e collane in ebano. I tempi della mia infanzia con la voce di Duilio sempre pronto alla battuta e che fino alla fine ho visto passeggiare lungo via Strinella ed il viale di Collemaggio, mi spiegava perché quel viale toglieva la vista alla Basilica, mi raccontava dei suoi progetti. Lui ed i suoi fratelli, mia madre con le sorelle ed i fratelli, le loro madri insieme, a crescere i figli con la guerra, la fame, ju zirè e le caccette che ancora oggi raccontano. Con Duilio se ne va un pezzo di storia della città, ognuno ha la propria nei Quarti aquilani, fatta di racconti, aneddoti e vita vissuta di un’aquilanità che perdiamo ogni giorno di più, con mia sorella andavamo a pranzo da nonna, dopo la scuola, scendendo da Costa Masciarelli con l’odore dei pranzi, la frescura a primavera inoltrata, le chiacchiere nelle case e le scivolate sulla scalinata ghiacciata quando nevicava. Duilio è anche l’artista che ha ideato i poster sui portali aquilani, i comignoli, le finestre e gli stemmi, mancherà il suo amore sconfinato per la città, la sua arte e le sue conoscenze, suo, anche il primissimo recupero delle mura urbiche dopo gli sfregi urbanistici degli ultimi decenni. Mancherai alla tua famiglia, ai nipoti, ai fratelli e a noi tutti che con te siamo cresciuti. Dal cortile, per via Fortebraccio, con la bottega di zia Annamaria e le case degli altri zii, in un attimo eravamo in centro e chi sa se riusciremo mai a recuperare e a conservare, la poesia di quel vissuto.