Quella del rinvio al 21 gennaio 2019 dell’udienza preliminare nel tribunale di Piacenza, per l’accertamento delle responsabilità del crollo dei balconi del Progetto case di Cese di Preturo, è una pessima notizia, che non può certamente piacere agli aquilani. Commenta Lelio De Santis, Cambiare Insieme Idv, in una nota.
Le accuse dei presunti reati di frode, truffa e bancarotta a carico dei 29 imputati fra tecnici, progettisti, collaudatori ed impresa costruttrice, rischiano di finire nelle pastoie burocratiche dell’incombente prescrizione, che tutto cancella.
Questo è il tipico esempio di come la giustizia, se procede in maniera fredda e distaccata dalla realtà, non tiene conto dell’esigenza di verità e del bisogno legittimo di una città di sapere se lo Stato è stato truffato nella costruzione del Progetto case, se qualcuno ha abusato della condizione drammatica dei terremotati o ha lucrato sulla necessità vitale di un tetto dei cittadini aquilani.
Qualsiasi sia la ragione di questo rinvio, appare un cazzotto allo stomaco dei cittadini aquilani ed abruzzesi che hanno solo il torto o la pretesa di voler conoscere la verità.
Ecco perché ho chiesto e continuo a chiedere che il Comune dell’Aquila sia presente all’udienza del 21 gennaio per far sentire la solidarietà delle istituzioni ai cittadini e per testimoniare l’esigenza di legalità e di verità, conclude il capogruppo.
Peraltro l’ultimo crollo al Progetto case di Cese di Preturo, del terzo balcone, si è consumato solo qualche giorno fa. Il primo ci fu nel 2014, quando le piastre erano ancora abitate, dopodiché il quartiere pericolante venne evacuato, e ci fu un secondo crollo nel 2016, quindi l’inchiesta giudiziaria che ora si arricchisce di un nuovo capitolo.
E’ giusto che la città sia presente, nonostante la competenza territoriale sia Piacenza.
Truffa, frode nelle pubbliche forniture, falso, materiali non idonei, carenza di collanti, assenza di certificazioni, inferriate non conformi alle previsioni progettuali.
E si rischia davvero la prescrizione.