10 Gen 22

Covid-19, la stanchezza dell’obbedire

Una conferenza stampa alle 18 del presidente Draghi, con i ministri della Salute e dell’Istruzione, Speranza e Bianchi, insieme al coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Franco Locatelli, sugli ultimi provvedimenti anti-Covid adottati.
C’è da uscire di senno, se pensiamo ai decreti d’urgenza del 5 gennaio, e prima ancora del 29 dicembre, del 23 dicembre, con le regole dal 6 dicembre, alcune valide fino al 15 gennaio, altre in vigore da febbraio, quarantene che cambiano dall’oggi al domani, regole per la scuola ancor di più, senza banche dati per individuare i vaccinati e dopo aver superato l’ostacolo della privacy solo da qualche giorno.

Commissario Figliuolo

C’è più d’un cortocircuito che andrebbe spiegato alle persone perché non si ci capisce più niente. L’arma, l’unica arma sono i vaccini ma ancora nessuno, neanche il commissario Figliuolo, ci ha fatto capire perché l’immunità di gregge non basta più con l’80% degli italiani sopra i 16 anni vaccinati con le 500mila dosi giornaliere. Ed è arrivata la terza dose, poi la quarta, poi nessuna luce in fondo al tunnel con un Green pass del tutto inutile, non riuscendo a isolare i positivi al virus. Una confusione totale.

La stanchezza dell’obbedire a regole mutevoli e oscure. Così Natalino Irti narra su IlSole24ore, di un’intima stanchezza, un sentirsi ormai incapaci di trovare la regola. Il grande Tucidide nelle pagine sulla peste di Atene evoca la tragedia dell’anomia’ di un’assenza di norme che sospinge l’uomo in se stesso e lo scioglie da ogni vincolo collettivo.

Così noi oggi, soli e stanchi di obbedire a regole confuse che cambiano dall’oggi al domani, senza un’informazione e comunicazione al cittadino che siano ad una sola voce coerente, nonostante i fiumi di parole spese nei webinar per accumulare punti per la formazione obbligatoria all’Ordine dei giornalisti. La gestione della notizia in emergenza continua ad essere un totale fallimento, neanche un filo normativo semplificato per le regole da rispettare in pandemia. E il cittadino è sempre più lontano.

Franco Locatelli

Perché ascoltare se le prescrizioni sono mutevoli e oscure e non segnano un lucido e fermo cammino? rileva Natalino Irti nell’articolo, ciascun individuo si stringe a sé, tremulo nella scelta dei farmaci, sensibile a profezie stregonesche, docile a immaginazioni di congiure economico-sanitarie. La solitudine è una triste officina di sentimenti, paure, sospetti, ansietà, la disperata solitudine che nasce dall’inutile fatica dell’ascolto, dal silenzio, perché silenzio è anche lo stridio delle prescrizioni quotidiane, dello stare lontano l’uno dall’altro. A combattere un nemico invisibile da due anni contro il quale non facciamo altro che produrre norme.
Prescrizioni sanitarie, governative, regionali, comunali, pareri di innumerevoli virologi, quali in Italia non erano immaginabili, oscure statistiche di morbi e funeste cifre di morti ed ogni giorno un’ossessiva fiumana che ci stringe e avvolge. Il cittadino ha la disperazione del trovare e capire la regola della propria condotta. Del trovare, giacché non gli si porge netta e sicura, precisa  e limpida, ma esige un affanno di ricerca, uno scovarla tra categorie anagrafiche e varietà di tempi e luoghi. E poi c’è il capirla, l’intenderla nel testo letterale e negli scopi perseguiti, il raccordarla con le anteriori e accertarla vigente o abrogata. Ne nasce un’intima stanchezza. Un sentirsi ormai incapaci di trovare la regola e perciò un’angosciosa solitudine.

Walter Ricciardi

Che non colmerà certo la conferenza stampa di Draghi con i fidi ministri e il coordinatore Locatelli. Quale valore rassicurante potrà mai assumere la sua illustre spiegazione alla stampa se oggi, proprio oggi, Walter Ricciardi, il consulente del ministro Speranza, dichiara sui maggiori quotidiani stavolta la scienza è stata ignorata, non c’è solo un problema di riapertura delle scuole, nell’insieme le misure prese non sono basate sull’evidenza scientifica a cui si è voluto derogare. E questo è pericoloso. La situazione è esplosiva.

Ricciardi e Locatelli due facce della stessa medaglia politica a cui, un tempo, reagivano con lucidità i vecchi anticorpi dei tanti eletti nei territori o in Parlamento, oggi non più, tanta, troppa assuefazione, troppi narcisi sui social, verità sempre più strambe da credere e la luce in fondo al tunnel che perde credibilità ogni giorno di più, tale e tanta è la Babele di fronte la quale siamo sempre più indifesi, senza strumenti, stremati.