Tante chiese ed ex chiese della nostra città sono state fondate dai castellani del contado che qui si trasferirono, riproducendo la loro parrocchia dentro le Mura. Altre chiese, invece, vennero fondate da ordini religiosi, maschili e femminili come San Basilio, Sant’Agostino, la scomparsa San Francesco a Palazzo, di cui rimane una porzione, San Bernardino, San Filippo, e così via.
Le chiese parrocchiali, alcune anche Collegiate, fondate dai castellani hanno conservato a lungo uno stretto rapporto con le loro corrispondenti fuori le Mura: poi, con il passar dei secoli, alcune hanno cambiato gestione passando a Confraternite/Congregazioni o a Ordini religiosi, altre sono purtroppo scomparse per cause diverse. Questo però non cancella il loro antico legame con i Castelli di origine e, alcune, mostrano ancora questo legame sulle loro facciate o al loro interno: pensiamo alla chiesa di San Vito alla Rivera che, in alto sulla facciata, raffigura lo stemma che richiama Tornimparte; Santa Maria di Rojo che riporta in facciata le due spighe roiane; San Silvestro, al cui interno troviamo i tre monti con tre spighe che simboleggiano Collebrincioni; Santa Giusta, a ridosso della quale è raffigurato lo stemma di Bazzano. E non sappiamo se altre ancora, come probabile, riportassero in facciata gli stemmi dei loro rispettivi Castelli fondatori, e scomparsi forse con i rifacimenti delle facciate, parziali o totali, nel corso dei secoli.
Perché uno stemma civico sulla facciata di una chiesa? Perché, come ci spiegano molti grandi nomi di studiosi storici aquilani citando le fonti, le chiese dei Castelli dentro le Mura avevano due funzioni: una funzione religiosa, ovviamente, e anche una funzione civile; in queste chiese si rogavano molti atti di Notai, in queste chiese si tenevano assemblee pubbliche degli abitanti dei Castelli di origine che vivevano in città, una specie di piccoli parlamenti.
Perché nella nuova pavimentazione della nostra città non riprodurre gli stemmi dei Castelli davanti alle loro chiese corrispondenti, comprese quelle che nel tempo hanno cambiato destinazione d’uso?
Ovviamente sotto la stretta sorveglianza di professionisti esperti in araldica.
Conosciamo tutti l’importanza dei simboli nel rafforzare legami e senso di appartenenza a prescindere dalle origini, nel nostro caso senso di appartenenza di chiunque si identifichi con la nostra città-territorio, di chiunque si senta aquilano, per origini o per adozione indifferentemente. Sarebbe così brutto uno stemma di Tornimparte davanti a San Vito? Il moro di Paganica nella piazza Capo quarto di Santa Maria? E l’albero (pioppo) di Coppito davanti a San Pietro? Assergi davanti al Carmine, in origine parrocchiale di Assergi, insieme al simbolo carmelitano? Picenze davanti alla Trinità di Picenze, in origine Santa Maria di Picenze, non lontano da Porta Bazzano? Collebrincioni davanti a San Silvestro? Pensiamoci su ed esprimiamo le nostre opinioni, le nostre idee, avviamo un percorso partecipato: dai social, alla stampa, agli strumenti istituzionali; sono tanti i canali attraverso i quali noi cittadini possiamo esprimere le nostre idee.
*di Mauro Rosati
Archeoclub d’Italia – Sede L’Aquila