Da stanotte sono ai domiciliari gli imprenditori aquilani Serpetti Dino e Marino ed Elio Gizzi, ed in carcere i Di Tella, Alfonso, Domenico e Cipriano con Bianchini Michele per una brutta storia di caporalato sulla ricostruzione privata dell’Aquila, con estorsioni aggravate a carico degli operai, tutti reclutati nel casertano dai Di Tella, da tempo residenti nell’aquilano e vicini al clan degli Zagaria, che in condizioni igienico sanitarie precarie e sotto minaccia continua di licenziamento, hanno lavorato nei cantieri dei Serpetti e di Gizzi, a patto di versare ai Di Tella, percentuali cospicue sul loro stipendio, apparentemente corretto. L’operazione è stata portata avanti dalla Guardia di Finanza con l’antimafia nazionale ed ha svelato le infiltrazioni camorristiche nella ricostruzione, tant’è che nell’ordinanza di custodia cautelare, si teme che il sistema con l’accaparramento diretto dei lavori possa essere reiterato in futuro. Oltre ai Serpetti e a Gizzi, sarebbe stato implicato anche un altro noto imprenditore aquilano, che nel 2012, saputo dell’indagine a suo carico, avrebbe mollato la rete d’interessi, anche per questo il giudice ritiene necessarie altre indagini per capire da chi sia partita la fuga di notizie e se ci siano stati degli appoggi, all’imprenditore, da parte delle forze dell’ordine. Un’ordinanza di cinquecento pagine ed un’altra mazzata per L’Aquila che vede coinvolte imprese aquilane, capaci, almeno secondo il quadro accusatorio, di cedere ai Di Tella ogni lavoro, in cambio di un percentuale del 30%. Si sarebbero poi disinteressati al resto, dalle maestranze, reclutate esclusivamente nel casertano, perché lì, da quanto emerge dalle intercettazioni, sapendo come funziona per lavorare non avrebbero creato problemi, all’andamento dei cantieri, nei quali sarebbe stato Bianchini a scegliere materiali, a seguire la qualità dei lavori e a controllare gli operai. Molti cantieri privati e periferici, per i quali è lecito dubitare della reale sicurezza antisismica assicurata a queste strutture. Le imprese aquilane, avrebbero dovuto prendere solo i cantieri migliori, così da garantire sempre buone percentuali ai Di Tella. Senza fare niente, dando i cantieri direttamente in mano ai casalesi in cambio di soldi. Solo soldi, sfruttamento delle maestranze, camorra e tangenti.