La Camera di Commercio di Teramo, rappresentata dagli avvocati Pietro Referza e Carlo Scarpantoni, ha ottenuto un primo risultato dal Tar portando a casa la sospensione cautelare di ogni provvedimento utile all’accorpamento con la Camera di Commercio dell’Aquila, in attesa della trattazione collegiale dell’istanza fissata per l’11 marzo 2020.
La Camera di Commercio del Gran Sasso, così si chiamerebbe, il presidente Gloriano Lanciotti non vuole affatto che si faccia. Un richiesta urgente, quella di Lanciotti, a seguito della recente diffida a procedere inviata dal presidente Santilli sia alla Regione Abruzzo che all’ente teramano, perché si proceda immediatamente alla fusione. E invece no. Tutto sospeso. Almeno fino all’11 marzo 2020.
Un pronunciamento che potrà o meno essere confermato, mentre Lorenzo Santilli continua a scegliere una posizione apparentemente defilata, spingendo febbrilmente sull’accorpamento e lasciando in balia delle onde un ente quanto mai strategico per la ripresa post sisma, con 35mila imprese associate che attendono risposte e prospettive per il futuro.
Sulla legittimità del decreto ministeriale del 2018, che dispose le fusioni per le piccole Camere di Commercio, dovrà peraltro pronunciarsi ai primi di aprile la Corte costituzionale, se lo annullasse, decadrebbe anche il decreto del 21 gennaio 2017 che ha istituito la Camera di Commercio del Gran Sasso. 10 Regioni e 35 Camere, interessate alla fusione, aspettano il pronunciamento, ma un’accelerazione a stringere la viviamo solo nell’aquilano.
Lanciotti ha parlato di debiti, e Santilli non ha mai smentito, conti e bilanci alla mano, ed ha sollevato dubbi in merito all’incorporazione operata dall’ente aquilano del Centro studi Cresa nell’Agenzia di sviluppo a fine 2019, un’operazione anomala, che porterebbe l’ente ad appesantirsi, perché senza potenzialità, e conclusa senza consultare Teramo.
Lanciotti ha dalla sua il Comune, la Provincia e le associazioni datoriali che si stringono intorno alla sopravvivenza della loro Camera di Commercio fondamentale per la ripresa post sisma 2016 e non ha lavorato affatto male.
Santilli è solo. Abbandonato da Confindustria, Cna, e Confesercenti, sostenuto solo dal conforto di Gianni Frattale imprenditore e rappresentate camerale, ha evitato l’incontro di qualche giorno fa con il presidente nazionale di Confindustria Vincenzo Boccia, nonostante la folta rappresentanza del mondo produttivo ed istituzionale, ed ha mancato ieri quello con il ministro Vincenzo Amendola, sulla restituzione delle tasse.
Ora con i tempi che si allungano, sulla nostra Camera di Commercio dovrà metterci la faccia.
Non può continuare ad ignorare le associazioni di categoria, non ultimo l’ex vice presidente Agostino Del Re, oggi direttore Cna, che ha chiesto un incontro con tutte le associazioni per capire come stanno le cose, per dipanare i dubbi sulla tenuta dei conti sollevati da Lanciotti e sull’ente camerale appeso ad un filo che deve rivedere la pianta organica, e disegnare una prospettiva di ripresa, una visione, una strategia, restando invece in balìa di una fusione, che potrebbe perfino non concretizzarsi.