Nella ricostruzione in Abruzzo, la scheda parametrica, introdotta per stimare la congruità economica dei progetti privati, non sta garantendo legalità e trasparenza. Insomma non basta. Con il ministro Barca promisero nel 2012 grosse rivoluzioni, i commissari sarebbero andati casa, studiarono il concorsone del secolo con centinaia di assunzioni a tempo indeterminato, così da garantire una gestione ordinaria con i fiocchi, introducendo quel minimo di controllo sulla ricostruzione privata, che non avrebbe pestato i calli al proprietario, assolutamente libero di scegliere impresa e progettista, e che avrebbe assicurato un minimo di concorrenza, e prezzi vantaggiosi per l’impresa e per il professionista. Fu infatti stabilito di portare più preventivi, per dimostrare di aver scelto quello più economico, mentre la qualità nei lavori l’avrebbero garantita le imprese, con l’iscrizione, facoltativa, in alcune liste. Ma tutto ciò che accade tra progettisti, imprese, direzione dei lavori, preventivi, e fatture presentate a stato d’avanzamento, non è sotto alcun controllo pubblico. Non si capisce più chi controlla chi, non essendo previste per l’indennizzo, la formula scelta per pagare i lavori ai privati cittadini, la gare al massimo ribasso. A Roma hanno capito che il costo della ricostruzione pubblica, è di gran lunga inferiore di quella privata, con la gara pubblica, con ribassi fino al 40% si risparmierebbe quasi la metà. In più tutto l’intreccio di accordi, mediazioni, procacciatori di lavori, percentuali garantite per legge agli amministratori di condominio e di consorzio, almeno il 2%, e chi sa cos’altro ancora, considerata la guerra per accaparrarsi periferie ed aggregati, quindi la fretta di raggiungere i proprietari per contrattare l’affidamento. Tutta roba che sfugge al controllo pubblico e finora è stato tutto un lasciar andare, L’Aquila è una città di provincia, dove si chiacchiera parecchio, e da anni ormai, si vocifera sulle demolizioni sfrenate, sul fatto che più o meno tutti hanno avuto una casa nuova di zecca perfino dove i danni non erano così importanti. E lo Stato, ha sempre lasciato fare. A questo punto, non può la città dell’Aquila, alla mercé di chiunque voglia fare affari, continuare come niente fosse, anche perché le parole del Sindaco dimissionario, che consigliò di andare a vedere cosa accadesse nei cantieri privati, invece di insistere sui puntellamenti e sulla ricostruzione pubblica, la dicono lunga su ciò che si consuma tra i terremotati. E senza che una ricostruzione vera, sia ancora tangibile.