16 Mar 21

Stop AstraZeneca, sconfitta europea

Aspettiamo tutti con ansia giovedì, dopodomani, quando l’Aifa si pronuncerà su AstraZeneca. Nel frattempo s’è scatenato il panico tra i cittadini che non hanno un’informazione seria su cui contare. Lo abbiamo imparato col terremoto del 2009, la comunicazione in emergenza dev’essere una, una sola voce istituzionale credibile a parlare, citare dati, informare a 360 gradi. Niente di tutto ciò, ieri il Ministero dell’Interno è riuscito perfino a far sparire, sì, sparire, una nota della Polizia postale, invece di supplire con una nota chiara e credibile, in fondo parliamo dello Stato, per spiegare un errore. E continuano a mestare nelle acque perché chi ha avuto la prima dose di AstraZeneca non sa cosa fare, chi cede al panico, chi cerca di aggrapparsi ai dati sulle trombosi per dire sì, i casi ci sono ma sono rari, nessuno si prende la responsabilità di comunicare istituzionalmente lo stato dell’arte.

C’è anche la questione dei profitti miliardari, per cui i colossi e le start up dei vaccini, nel 2021, avranno 35miliardi di utili extra, secondo un’elaborazione de IlSole24 ore di qualche giorno fa. Quindi altre teorie, teorie su teorie, complotti e teorie con le notizie sempre più confuse.

E non aiuta il sistema Europa che mostra falle ovunque, qualcuno già prevede una resa dei conti, dall’ordine dei vaccini all’incapacità di far rispettare gli impegni presi la lista è lunga, il Recovery plan è in ritardo nero, l’economia in ginocchio e noi andiamo a rotoli. Con alcuni Paesi che avrebbero comprato fuori sacco un bel po’ di dosi Pfizer, quelle sicure, e altri rimasti a secco.

100mila somministrazioni di AstraZeneca sono ferme in quasi 2mila centri di vaccinazione. Restano in attesa docenti, forze dell’ordine e over 70, mentre nei frigoriferi ci sono solo 880mila dosi somministrabili, di Pfizer e Moderna, riservate ora agli over 80.

Gli obiettivi per il 2021 potrebbero saltare e con gli obiettivi le 500mila dosi giornaliere per raggiungere l’immunità di gregge a settembre, cioè l’80% degli italiani, sopra i 16 anni, vaccinati.

Il piano era di questo tenore: da oggi 210mila dosi al giorno da somministrare; dal 25 marzo 300mila e poi dal 21 aprile 500mila dosi giornaliere.

Per quante dosi? 15mln nel primo trimestre (di cui 5mln da AstraZeneca); 52mln nel secondo trimestre (di cui 10mln da AstraZeneca); 84 mln nel terzo trimestre (di cui 25mln da AstraZeneca).

Chi sa che ne sarà delle consegne attese, mentre ci si aggrappa ai 4mln e mezzo di dosi Pfizer e Moderna, previste entro marzo, da riservare ad anziani e fragilità. Gli over 80 sono 4mln e 400mila di cui oltre 1mln con almeno una dose inoculata. E 2mln le categorie fragili.

Il commissario Paolo Figliuolo ha firmato l’ordinanza per somministrare le dosi residue di vaccino, Pfizer o Moderna, eccezionalmente a soggetti disponibili al momento nel caso in cui l’avente diritto non ci fosse, per non sprecare nulla. Siamo a questo punto.

Franco Locatelli

Draghi aveva promesso che non ci sarebbe stata più tanta confusione, aveva detto basta a tutti quei virologi in tv a dire tutto e il contrario di tutto avrebbe puntato ad un’informazione diversa, più credibile e diffusa, una sola voce ufficiale. Il nuovo Comitato tecnico scientifico sarà guidato da Franco Locatelli, portavoce Silvio Brusaferro, con i componenti ridotti a 12, la metà degli attuali 24. 

La realtà è che viviamo uno stato emergenziale fatto di restrizioni alle libertà costituzionalmente garantite, scandito da una serie di decreti d’urgenza e tutta un’altra serie di deroghe alla norma a cui non corrisponde però uno spirito risolutivo nella gestione, né delle vaccinazioni tantomeno dell’informazione al cittadino. Mai, come in un’emergenza, così preziosa e fondamentale. Potrebbe dire almeno una parola il presidente dell’Ordine dei giornalisti a difesa della categoria e del diritto del cittadino ad essere informato, ma niente, siamo abituati.

L’informazione resta confusa e contraddittoria a livello centrale e poi a scendere ai livelli regionali, ogni Regione fa come gli pare, e infine locali, dove la trasparenza nelle aziende sanitarie non è una priorità, ma più per uno stato confusionale cronico che per scelta.