La Commissione Grandi rischi è stata assolta oggi in Appello dopo la condanna in primo grado a sei anni per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose, per aver sottovalutato il pericolo di un forte terremoto. Una sentenza storica la prima ed un appello devastante per i familiari delle vittime e per i cittadini che speravano fosse fatta giustizia, per tutte quelle persone che furono rassicurate da un comunicato stampa che informò, senza alcuna perplessità, che non ci sarebbe mai stata una scossa distruttiva, ed invece una settimana dopo, furono uccise 309 persone da una scossa che raggiunse la magnitudo 6.8. Pochissime vittime, rispetto alla previsione Barberi, che nel dossier che la gran parte delle istituzioni aveva avuto nel cassetto per mesi, sulla pericolosità sismica di parecchi edifici della città, aveva presagito in caso di terremoto devastante almeno 10mila morti. Non c’erano molti aquilani ad aspettare l’Appello, come non vigilano perché cambi la cultura della prevenzione e per un Piano di Protezione civile vero per cui in caso di catastrofe, ognuno saprebbe cosa deve fare, dove andare e cosa aspettarsi. Non vigilano perché cambi la cultura urbanistica per cui non si dovrebbe ricostruire ovunque, invece stiamo ricostruendo anche sulla faglia a Pettino e stiamo rifacendo un nuovo Piano regolatore, quello vigente è del 1975, con gli stessi contributi urbanistici di allora, quando vennero favoriti gli interessi speculativi di chi possedeva terreni da edificare piuttosto che l’incolumità delle persone. La comunità combatte perché siano sanate tutte le casette temporanee almeno 3mila, costruite dopo il sisma in zone a rischio esondazione o lungo il fosso di San Giuliano, anziché indignarsi perché sono state fatte senza alcun timore di morte. Da quasi sei anni abbiamo ripreso una vita normale come se niente fosse, come se quelle vittime non ci fossero mai state, anche per questo una sentenza punitiva della Grandi Rischi non avrebbe certo modificato l’indifferenza di molti a ricostruire una città sicura. L’unica condanna a Bernardo De Berardinis, due anni, per il vice della Protezione civile da confermare o ribaltare in Cassazione, l’ultimo grado di giudizio senza che cambi ancora una virgola nella cultura edilizia e della prevenzione di un intero Paese.