Sugli oltre 6mila chilometri di litorale italiano monitorati periodicamente dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, la rete che coordina le varie Agenzie regionali per l’ambiente presenti sul territorio nazionale per garantire la salute dei bagnanti, le acque classificate come “eccellenti” sono l’89% del totale: segno di un’ottima salute dei mari italiani in termini di assenza di inquinamento. “Eccellenti” per il 99%, per il secondo anno consecutivo la Puglia si conferma la Regione con il mare più pulito d’Italia. Al secondo posto della classifica sulla qualità delle acque di balneazione c’è la Sardegna con il 97,6%, seguita dalla Toscana con il 96%. Subito dopo l’Emilia-Romagna al quarto posto con il 93,8% delle acque eccellenti, seguita da Veneto (91,4%) e Friuli Venezia Giulia (90,9%). Sotto la soglia del 90% ci sono Marche (89,8%), Liguria (86,3%), Calabria (85,5%), Lazio (84,1%), Molise (83,3%) e Campania (82,8%). Chiudono la classifica la Sicilia con l’80,6% delle acque eccellenti e l’Abruzzo, fanalino di coda con un livello inferiore di acque pulitissime rispetto a tutte le altre Regioni, il 71,9%.
Le acque classificate come “scarse” sono meno del 2% nazionale, mentre il livello di pulizia “buono” si ritrova nel 5% e “sufficiente” nel restante 4% dei punti campionati.
L’attività è disciplinata dalla direttiva comunitaria 2006/7/CE, che stabilisce le regole della classificazione in tutt’Europa delle acque di balneazione nelle quattro classi di qualità: eccellente, buona, sufficiente e scarsa.
È importante non confondere questi dati con quelli sulla balneabilità effettuati dalle Arpa per verificare l’assenza o la presenza sopra una certa soglia dell’escherichia coli e degli enterococchi intestinali. I dati completi del quadriennio 2018-2021 sulla qualità delle acque di balneazione sono pubblicati sui siti delle diverse Arpa, sul ‘Portale acque’ del Ministero della Salute e sul sito dell’Agenzia europea dell’ambiente, che ha realizzato anche una mappa interattiva. Statistiche che concorrono ogni anno all’assegnazione delle Bandiere Blu.
Intanto i volontari di Goletta Verde il 18 luglio scorso hanno campionato otto punti della costa abruzzese. Due nella provincia di Teramo, due in quella di Pescara e quattro in quella di Chieti. Tre prelievi sono stati eseguiti alle foci di fiumi e cinque sono stati prelevati a mare. Quattro in tutto i punti oltre i limiti di legge, secondo quanto diffuso in conferenza stampa insieme a diversi attivisti ed esponenti istituzionali.
I dati Arpa sono gli unici che determinano la balneabilità di un tratto di costa a seguito di ripetute analisi nel periodo estivo, si legge nella nota stampa, le analisi di Goletta Verde hanno invece l’obiettivo di andare ad individuare le criticità dovute ad una cattiva depurazione dei reflui in specifici punti, come foci, canali e corsi d’acqua, il principale veicolo con cui l’inquinamento, generato da un’insufficiente depurazione, arriva in mare.
La metà dei punti campionati, quattro, sono risultati oltre i limiti di legge: inquinato il punto presso la foce del Vibrata al confine tra i Comuni di Martinsicuro e Alba Adriatica; inquinati anche il punto presso la foce del Saline tra i Comuni di Montesilvano e Città Sant’Angelo e il punto a mare di fronte la foce del fiume Feltrino nel Comune di San Vito Chietino, in località Marina di San Vito. Unico punto giudicato fortemente inquinato quello presso la foce del fiume Alento a Francavilla a mare.
I parametri indagati sono microbiologici, enterococchi intestinali, Escherichia coli. Il numero dei campionamenti effettuati viene definito in proporzione ai chilometri di costa di ogni Regione. Facendo riferimento ai valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia, D.lgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010, i giudizi si esprimono sulla base dello schema seguente:
INQUINATO = Enterococchi intestinali > 200 UFC/100 ml e/o Escherichia coli > 500 UFC/100ml.
FORTEMENTE INQUINATO = Enterococchi intestinali > 400 UFC/100 ml e/o Escherichia coli > 1000 UFC/100ml
Mare e turismo sono fondamentali per tutto l’Abruzzo, dobbiamo necessariamente accelerare sul miglioramento della depurazione e sistemazione dei nostri impianti in modo da fare il salto di qualità richiesto, per Giuseppe Di Marco, presidente di Legambiente Abruzzo.
In partnership con Legambiente il CONOU, Consorzio Nazionale Oli Usati, protagonista dell’economia circolare italiana assicurando la raccolta e l’avvio a rigenerazione degli oli lubrificanti usati in tutto il Paese. Grazie alla filiera del Consorzio, oltre il 98% dell’olio raccolto viene classificato come idoneo alla rigenerazione per la produzione di nuove basi lubrificanti. Lo scorso anno il Consorzio ha recuperato in Abruzzo 5.629 tonnellate di olio usato. In quasi 40 anni di attività, ha raccolto oltre 6,5 milioni di tonnellate di olio lubrificante che se fossero state disperse in acqua avrebbero inquinato una superficie pari a due volte il Mar Mediterraneo, ha spiegato Marco Paolilli, responsabile CONOU Coordinamento Area Centro Sud. L’olio minerale è un inquinante pericolosissimo anche per l’uomo: nei mari e nelle spiagge può distruggere la vita della flora e della fauna e, pertanto, non va assolutamente disperso.