Abbiamo sollecitato la capitale sul porta a porta, impianti per il riciclo, costruzione di 10/15 impianti anaerobici per la gestione dell’organico e la produzione di biometano, centri di riuso e tariffa puntuale ma nell’ultimo anno e mezzo a Roma nulla è cambiato. Così, Legambiente Abruzzo in una nota. In Abruzzo siamo arrivati all’approvazione del nuovo Piano regionale dei rifiuti ma l’attenzione è rimasta per troppo tempo ferma solo sulla discussione dell’incenerimento, senza dimenticare che il nostro combustile solido secondario (css) lo bruciamo a Pozzilli, nel Molise.
Solo mezza Italia fa la differenziata e le regioni meridionali sono appena al 38% in media, Puglia 34,30%, Molise 28% e Lazio 42,40%. Questo dramma nazionale è il risultato di vent’anni di alleanze e interessi con il partito della discarica che ancora resistono. Il trend della differenziata è però in crescita e l’Abruzzo con il suo 54% e ben 144 Comuni ricicloni può ambire a diventare una Regione libera dai rifiuti. L’obiettivo dell’autosufficienza regionale al 2019 e della limitazione dei flussi in ingresso/uscita sono quindi strategici, come è importante la scala gerarchica prevista dalla direttiva 2008/98/CE.
Il Piano Regionale Gestione Rifiuti, ha dichiarato il presidente Giuseppe Di Marco, è una grande opportunità. Positiva la prospettiva dell’economia circolare, ma scontiamo il prezzo del mero contrasto all’esclusione del recupero energetico, anche sotto la clava del decreto inceneritori, con volumetrie alte per lo smaltimento in discarica, dimenticandone la pericolosità. La discussione sull’emergenza rifiuti romana ha il vantaggio di riportarci ad una corretta valutazione dei pericoli, vincendo definitivamente le resistenze della cultura della discarica, ormai trasversale a pubblico e privato. Si gestisca al meglio la solidarietà verso le altre Regioni con tracciabilità certe dei flussi di rifiuti in ingresso. Ma dovremmo tornare ad interrogarci su quello che mandiamo fuori Regione, come Pozzilli, e sull’impiantistica necessaria alla nostra autosufficienza regionale, conclude Di Marco. Tutto starebbe a cominciare.