E’ stato lasciato troppo, nelle mani libere delle imprese e non sempre hanno avuto ed hanno la sensibilità, la cura ed il tempo necessari a restauri adeguati nel post sisma aquilano. La città è in crisi su tutto e distruggiamo le nostre uniche certezze. Via San Martino all’Aquila è una delle strade più suggestive e la Casa di Jacopo di Notar Nanni, XV secolo, appena restaurata, mostra un intonaco talmente spesso sulla facciata esterna da aver letteralmente mangiato due file di selciato, a destra a salire, ed ingoiato il cordolo del portale in pietra che è diventato tutt’uno con l’intonaco grigio, liscio, spessissimo e levigato a tal punto, da aver tolto a quell’antica dimora ogni fascino.
Il cantone all’angolo non è stato toccato ma sono questi dieci centimetri almeno d’intonaco, a rubare l’identità a quel palazzo.
In un vicolo adiacente c’è un pezzo di rete cementata ad un muro in pietra, una rete evidentemente usata per la sicurezza futura del palazzo, già arrugginita, ma riempita di calce e cemento per uno spessore ignobile che toglie ogni artisticità e storia anche a quella struttura e per giunta, essendo arrugginita, come potrà contenere, in termini di sicurezza, un futuro terremoto? Le domande sono troppe: la Sovrintendenza unica cosa sta facendo? E’ possibile che la rete metallica fosse l’unica soluzione per recuperare le nostre ricchezze? Fibre al carbonio, iniezioni innovative niente di tutto ciò poteva essere usato in alternativa? Portali e finestre in pietra sono stati letteralmente risucchiati dagli spessori assurdi degli intonaci in troppi angoli del centro storico. Sentirò anche Italia Nostra, che con il prezioso contributo di Giovanni Cialone, già denunciò il brutto uso di questi intonaci. Restano portali e finestre in pietra, i cui cordoli pian piano non emergeranno più nella totale indifferenza della politica cittadina e dell’Usra che pure, avrebbe dovuto vigilare sulla qualità della ricostruzione. E Raniero Fabrizi non ha mai detto una parola a riguardo.