Dalle relazioni Arta depositate in Regione, l’Abruzzo non ha centrato gli obiettivi comunitari di qualità imposti al 2015 dall’Unione Europea, sia sui fiumi che sulle acque sotterranee. Il 71% dei fiumi e il 52% dei corpi idrici sotterranei si discosta dallo standard “buono”, richiesto dalla Direttiva 60/2000 “Acque”. Così in una nota il Forum H2O presentando il dossier, Acque in Abruzzo 2017: i dati e le ragioni del fallimento. Un quadro drammatico, con numerosissimi e diffusi casi di inquinamento delle acque sotterranee per nitrati, ione ammonio e solventi clorurati, dal tetracloroetilene al cloruro di vinile, dal cloroformio al tricloroetilene, nei corpi idrici sotterranei delle quattro province, con criticità sempre più diffuse nel 2015, passando da 14, a 17 corpi idrici sotterranei in stato “scadente” sui 27 individuati in Abruzzo. La stragrande maggioranza dei fiumi non rispetta gli obiettivi di qualità fissati dall’UE, la provincia di Chieti si presenta con un clamoroso e misero 21,5% di tratti fluviali in classe “buono” e un 46% nelle due classi peggiori, “scarso” e “cattivo”. Non se la passano meglio le province di Teramo con un 38,5% e dell’Aquila con un 45% in queste due classi così critiche. La provincia di Pescara si segnala per un incredibile 69% di campioni con positività alla Salmonella nel 2015. I seguenti corsi d’acqua sono in uno stato di qualità “cattivo”. In provincia di Teramo: Calvano, Mavone (II tratto); Chieti: Feltrino, Cena; L’Aquila: Imele. Quelli classificati con “scarso” sono in provincia di Teramo: Tronto, Vibrata (II tratto), Salinello (II tratto), Tordino (IV e V tratto), Vomano (V e VI tratto), Mavone (I tratto), Piomba, Cerrano; Chieti: Alento (II tratto), Arielli (II tratto), Fontanelli, Arno, Feltrino (II tratto), Foro (III tratto), Dendalo, Venna, Moro, Riccio, Buonanotte, Osento; Pescara: Baricello, Saline, Cigno (I tratto); L’Aquila: Aterno (II tratto), Sangro (II tratto), Raio, Vera, Sagittario (II tratto), Turano, Imele (II tratto), Giovenco (II tratto). L’unico segnale positivo sembrerebbe derivare dalla progressiva rarefazione dei casi di contaminazione da pesticidi nei fiumi e nelle acque sotterranee, ma l’Arta cerca solo 1/8 dei fitofarmaci in commercio. Bisogna obbligare in maniera più rigida i Comuni a segnalare i siti industriali dismessi a rischio inquinamento, così come bisogna pretendere la rimozione dei rifiuti lungo i fiumi, scommettere sulla rinaturalizzazione ampliando le fasce di vegetazione ripariale e investendo su interventi di restauro ambientale. Anche la magistratura, conclude il Forum H2O, dovrebbe sanzionare davvero, le omissioni sulle messe in sicurezza e sulle bonifiche.