Secondo Coldiretti ammontano a 52 milioni di euro, i danni subiti dalle aziende agricole abruzzesi a seguito degli ultimi eventi calamitosi che hanno colpito allevamenti e specialità locali, che rischiano concretamente di scomparire. Tra i settori più colpiti in termini di mancato reddito e danni strutturali, l’allevamento di mucche da latte, la pastorizia e l’allevamento di maiali destinati ai salumi tipici. La calamità ha messo a rischio specialità conservate da secoli, dal pecorino di Farindola al pecorino amatriciano, dalla mortadella di Campotosto al caciofiore aquilano, dalla scamorza abruzzese alla ventricina teramana fino ad arrivare al salame aquila o al caciocavallo abruzzese che nell’insieme rappresentano un patrimonio culturale del paese, oltre che un’opportunità produttiva ed occupazionale insostituibile. Tutto a rischio estinzione, come rischiano di estinguersi le 280 stalle che sono state danneggiate in tutta la regione. Nelle zone particolarmente interessate dagli eventi ci sono circa 160 agriturismi, molti dei quali già fortemente colpiti dal sisma del 2009 e negli ultimi anni in ripresa, con perdite quantificabili in mancate presenze turistiche pari a circa nove milioni. Sono stati registrati danni al settore olivicolo con una stima dei danni che si aggira intorno al 35% della produzione lorda aziendale ed è quantificabile all’incirca in quindici milioni di euro. A più di 5 mesi dalle prime scosse di terremoto in Italia sono state montate e rese operative appena il 15% delle stalle mobili previste ha rilevato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, in visita nelle aree colpite. L’ultimo decreto stanzia 35 milioni di euro di aiuti diretti per il mancato reddito delle imprese di allevamento da erogare entro febbraio, con un sostegno per animale allevato di 400 euro a capo bovino e di 60 euro a pecora posseduta prima del sisma, ma aiuti sono previsti anche per il settore suinicolo ed equino secondo quanto riferito dal ministro delle politiche agricole, Maurizio Martina.