Secondo il dossier di Italia Nostra sulla ricostruzione, aggiornato a marzo, il ruolo dei restauratori è stato di certo sottovalutato ed è valorizzato, quando c’è, solo nelle equipe delle imprese. Il restauratore avrebbe potuto sovrintendere al colore dei palazzi, tutte le città d’arte hanno un Piano del colore, se ne ribadì l’esigenza nel protocollo d’intesa Comune Direzione regionale beni culturali il 13 ottobre 2010, ma nulla di più, e così si sono scelti i non colori dall’avana chiaro al beige chiaro e via schiarendo, rinunciando alla ricchezza cromatica dell’edilizia settecentesca, l’isolato di via Cascina ormai finito, per il quale è stato usato un solo colore e alle ditte conviene ne è un valido esempio. Gli intonaci spessi sono fatti ad arte per coprire le reti di rinforzo ma anche per nascondere muri non a piombo, sovrastando la pietra dei portali. E quando una ricostruzione importante come quella dell’Aquila predilige la quantità alla qualità, è facile prevedere il brutto risultato che comincia a venir fuori. Italia Nostra denuncia il mancato censimento e schedatura degli elementi lapidei, nonostante il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio imponga il vincolo sui manufatti in pietra lavorata. E nonostante l’allarme dei cittadini di qualche anno fa sulle macerie, non c’è mai stata un’adeguata classificazione, gli elementi lapidei dovevano restare negli edifici di provenienza, i risultati sono stati assai deludenti anche per il rifiuto del Comune di provvedere al deposito dei materiali recuperati, che sono rimasti sul bordo delle strade. Gli anni passano e le pietre lasciate per strada ed i vicoli possono disperdersi o scomparire, secondo l’associazione che vigila sul nostro patrimonio. In più l’evidenziazione degli elementi lapidei rinvenuti sui muri, avviene in maniera del tutto acritica, a volte solo per riutilizzare elementi resistenti nei consolidamenti e scarico pesi. Bisognerebbe invece documentare il rinvenimento a cura della Soprintendenza, rilevarlo, fotografarlo, schedarlo e poi coprirlo nuovamente una volta valutati criticamente il valore e la rappresentatività. E invece da noi, basti che un’impresa si senta più sensibile e scopre ciò che vuole, e che manchi il timoniere pubblico si vede.