Non è l’informazione che avvelena la città, ma l’opacità nella gestione della ricostruzione post sisma che fa capire troppo poco all’opinione pubblica. Credo che sul fronte inchieste giudiziarie siamo solo agli inizi, c’è stato un terremoto nel 2009 e quattro o cinque miliardi già spesi senza il minimo controllo pubblico. Quasi sette anni lasciati al libero mercato di privati cittadini con imprese, intermediari e faccendieri, amministratori di condominio e tecnici che in un confronto quotidiano con funzionari pubblici, hanno fatto i loro giochi. Questo è un Sistema, lasciato alla libera contrattazione usando soldi pubblici. L’Aquila è una città strana e ripiegata su se stessa, qui si lavora e si amministra pensando davvero che tutto resti tra le quattro mura civiche, nella certezza che i miliardi che dovranno ancora arrivare e le centinaia di milioni da spendere nel sistema produttivo non provochino corruttele e favori che comunque sporcheranno una città intera, inutili i distinguo che fa la politica, c’è poco da fare. Stamattina la seduta del Consiglio comunale non è stata altro che uno sfogatoio pubblico, in difesa o contro l’operato di un Sindaco che ancora non si capisce bene cosa abbia a che fare con le inchieste giudiziarie in corso. Questo è il punto. Gli oltre 200milioni di euro spesi per i puntellamenti con affidamenti diretti, anche fosse non avessero generato corruzione, hanno di certo favorito un Sistema di conoscenze e affari che hanno creato un mondo, che ha girato e forse continua a muoversi da sé manipolando liberamente e senza controllo miliardi pubblici, per la prima volta nella storia di un terremoto. E in città si percepisce. Che si faccia business e affari non è una novità, avendo lo Stato lasciato miliardi nelle mani di privati i cui contatti con imprese e ditte non sono sempre tracciabili, con l’aggravante che viviamo in un Paese corrotto come l’Italia. Credere che non ci sia opacità e buio come crede la politica cittadina sarebbe da ingenui, e nessuno lo è.