Per noi è un nuovo terremoto, così il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, sulla catastrofe alluvionale che sta colpendo l’Emilia Romagna, un territorio ai primi posti in Italia per consumo di suolo.
Solo 32 Comuni su 330 si sono dotati di un PUG, Piano Urbanistico Regionale, capace di cancellare vecchie previsioni di nuove espansioni, rilevava Legambiente regionale qualche tempo fa.
A Fontevivo, in provincia di Parma, il Consiglio comunale ha fermato un progetto logistico che avrebbe sigillato 500mila metri quadri di suolo agricolo; lo stesso accade a Nonantola dove, dopo un anno di conferenza dei servizi, il Consiglio comunale ha bloccato la variante per l’ampliamento dell’ex-PIP Gazzate. Tuttavia, non si tratta di vittorie definitive, sempre a Parma, aggiungeva, in via Paradigna, è stato approvato e inserito in delibera un mega-capannone di 50mila metri quadri; a Fornovo invece il Polo logistico alle Ghiaie di Medesano inghiottirebbe 33 ettari di suolo agricolo, pari a 45 campi da calcio.
Il quadro che si compone, alla luce di questi eventi accaduti a inizio anno, rappresenta un mosaico disordinato e senza una visione d’insieme che, in assenza di una normativa stringente a livello regionale, rende il territorio vulnerabile a operazioni di trasformazione ad elevato consumo di suolo ad opera del comparto logistico. Un quadro così disomogeneo rispecchia il fallimento della Legge urbanistica regionale 24 del 2017 nel contenere il consumo di suolo, d’altra parte l’Emilia-Romagna, nell’ultimo rapporto ISPRA del 2021, si è posizionata terza in classifica, tra le Regioni italiane per totale di suolo consumato, con un incremento nel periodo 2020-2021 di 658 ettari.
Dopo oltre 5 anni dall’entrata in vigore della L.R. 24 del 2017, e la proroga sulla scadenza dell’adozione da parte delle amministrazioni locali, al 1° gennaio 2022 sono solo 32, i Comuni che si sono dotati di un PUG, Piano Urbanistico Generale.
La nuova scadenza prorogata al 31 dicembre 2023, permetterà di allargare ulteriormente le maglie per l’espansione del settore logistico e non solo.
Oltre alla mancanza di coerenza tra gli obiettivi della legge urbanistica e i risultati che sta producendo, non si tiene conto del valore del suolo rispetto alla regolazione delle temperature e delle acque piovane e agli altri servizi ecosistemici che il suolo fornisce, ammonivano gli ambientalisti, i fenomeni di inondazione in ambito urbano causati da precipitazioni intense, come quello avvenuto a Ferrara lo scorso agosto, mostrano la fragilità del territorio urbanizzato a causa dell’eccessiva impermeabilizzazione.
‘Mettiamo Radici per il Futuro’, è il progetto regionale che prevede di piantare 4.5 milioni di alberi in cinque anni per la cattura di CO2, ma è in netta contraddizione con un’espansione incontrollata del settore logistico che provoca ulteriori emissioni climalteranti, sia associate alla fase di realizzazione dei nuovi comparti, che a quella di attività di logistica, ma anche alla perdita di suolo libero, capace di immagazzinare carbonio al proprio interno.
Se riteniamo sia vero il detto ‘prevenire è meglio che curare’, salvaguardare il suolo e i servizi ecosistemici ad esso connessi deve avere la priorità rispetto a qualsiasi altra operazione di recupero, che non consente di riottenere suolo di alta qualità nell’immediato, commentava ancora Legambiente Emilia-Romagna.
D’altra parte i Comuni si piegano facilmente alle richieste della logistica, grazie a promesse di rigenerazione e di abbondanti entrate nelle casse comunali, spesso in difficoltà di bilancio, secondo Legambiente Emilia-Romagna. E in questa competizione economica tra Comuni, il suolo diventa una pedina sacrificabile, nonostante le sue funzioni consentano di definirlo senza ombra di dubbio come bene comune di cui tutti, non pochi, dovrebbero poter beneficiare. Serve quindi una normativa regionale più efficace per dare un chiaro indirizzo in materia di consumo di suolo, oltre al blocco delle proroghe sulle vecchie previsioni di espansione.