Il jazz italiano per L’Aquila, ha fatto bene a tutti. Era una vita che non vedevo la scalinata di San Bernardino così viva, la basilica aperta, le strade piene di gente, seduta ai tavolini per il Corso, tante generazioni insieme per la stessa musica. Nelle chiese, San Bernardino e San Giuseppe Artigiano, nel chiostro di San Domenico, al Castello, sott’i Portici di San Bernardino, alla piazzetta dei Gesuiti, alla Rivera, all’Auditorium, con le street band e le improvvisazioni sui balconi di piazza Chiarino. Musica dalla mattina, di giorno, come è capitato solo a Perugia con Umbria jazz, gente viva, entusiasta, musicisti in giro, strumentisti, ottoni e tanta vita. Vita di giorno, quella che manca tantissimo all’Aquila che riesce a sopravvivere solo di pub, di notte e a stento. 60mila presenze, nessun casino, bella gente e purtroppo pochissimi punti di ristoro a disposizione. Diverse attività hanno scelto di non aprire, bell’idea quella dell’argenteria a piazza Regina Margherita di diffondere musica jazz dalle proprie casse per partecipare dell’evento. E poi corso Vittorio Emanuele II zeppo di gente come sei anni fa, a guardarsi intorno, sorridente, a cercare di capire come va e quanto tempo ancora ci vorrà. Oggi, è il giorno dopo. Vorremmo che quell’energia non andasse perduta, che quell’entusiasmo non ci abbandonasse, che la comunità trovi quella maturità per crescere ed impostare una rinascita energica da cui bandire l’abbrutimento, la lagna, l’assistenza, la foga del business, la discussione da bar dove scannarsi per dire chi è più di cultura, senza capire che la cultura all’Aquila è morta ed è solo così che può rinascere. Alla grande e valorizzando lo scenario naturale di un borgo medievale. La giornata di ieri ha squarciato un mondo, abbiamo visto come siamo il resto dell’anno, non si può vivere davvero un solo giorno ed avere l’ansia dell’inverno, di un centro storico che tornerà spettrale, di giorno come di notte dove a far rumore saranno solo cantieri e polvere. Gli affittasi e vendesi spuntano anche in centro, torneremo alle nostre faccende e a lamentarci senza mai trovare quel senso di comunità che agli aquilani è sempre stato stretto.