Nel corso del processo in corte d’Assise a Chieti sulla mega discarica di Bussi, che vede indagati vertici della Montedison per aver inquinato le falde acquifere e il Tirino, l’Istituto superiore della sanità, ha depositato una relazione scientifica con cui conferma che dal 2004, forse anche prima, e fino al 2007, l’acqua contaminata è stata distribuita in un vasto territorio a circa 700mila persone, senza controllo e persino a ospedali e scuole, la qualità dell’acqua è stata indiscutibilmente, significativamente e persistentemente compromessa. Senza che la popolazione venisse avvisata, scrivono oggi Wwf e Forum abruzzese dei Movimenti per l’Acqua, le cui denunce portarono nel 2007 a chiudere i pozzi contaminati. Fino ad allora però, quell’acqua avvelenata è stata bevuta da tutti. Interramenti di sostanze tossiche e sversamenti nel Tirino avvenivano già dal 1963, stando alle informazioni di ex dipendenti Montedison, fino al ’74, i sottoprodotti venivano prima scaricati nel fiume e poi interrati nella megadiscarica abusiva che nel 2007, è stata sequestrata dal Corpo Forestale dello Stato. Negli anni settanta, rappresentanti Montedison e personalità dell’amministrazione pubblica pescarese s’incontravano, preoccupati del possibile inquinamento delle falde, quei pozzi, hanno rifornito l’intera Valpescara a valle di Bussi e sono stati definitivamente chiusi nel 2007, quando emerse che gli enti pubblici erano perfettamente a conoscenza della contaminazione fin dal 2004, con le analisi dell’Arta, l’Azienda regionale per la tutela dell’Ambiente, lo stesso Istituto superiore della Sanità scrisse alle associazioni ambientaliste che l’acqua di quei pozzi, non doveva essere consumata. Invece è stata bevuta per diversi anni, ed ha causato un’alta percentuale di malattie tumorali. Un’indagine epidemiologica in tutta la vallata non è mai stata fatta, dal 2007 la megadiscarica è stata sequestrata ed isolata, per accertare ulteriori inquinamenti nella falde sotterranee. Nel sito sono state interrate circa 250mila tonnellate di rifiuti tossici e scarti industriali della produzione di cloro, soda, varecchina, formaldeide, percolati, cloruro di vinile e di ammonio dell’ex polo chimico Montedison. Il danno ambientale stimato è di circa 8miliardi e mezzo di euro mentre per la bonifica serviranno almeno 600milioni di euro, tra i fondi girati al commissario della ricostruzione in Abruzzo, c’erano anche 50milioni per la bonifica del sito industriale di Bussi, suddivisi in tre tranche fino al 2013, ma c’è bisogno di molto altro ancora. Per l’inquinamento disastroso sono sotto inchiesta 19 persone, quasi tutti ex amministratori della Montedison, accusati di avvelenamento delle acque, la prossima udienza si terrà il 4 aprile prossimo. Nel frattempo, la politica regionale minimizza.