Con la delibera n.157 del 4 marzo 2015, la Giunta regionale ha stabilito i termini della stagione balneare, dal primo maggio al 30 settembre, definendo la qualità delle acque ed il monitoraggio Arta, da fare mensilmente. Nei corposi allegati all’atto, c’è l’allegato C che elenca le acque non adibite a balneazione e permanentemente vietate. Permanentemente vietate. Per lo più quelle alle foci dei fiumi a Villa Rosa, Martinsicuro, Giulianova, Roseto, Città Sant’Angelo, Pescara, Francavilla, Ortona, San Vito Chietino e Torino di Sangro, oltre ai porti, nelle quali fare il bagno è vietato fino a 500 metri più in là dello scarico. Spetta poi ai Comuni, affiggere i divieti ed informare la gente sullo stato del mare: lo fanno i gestori degli stabilimenti ogni mese? Non mi risulta. E’ di questi giorni la notizia di esposti alla Procura per il caso di Pescara, e la serie di segnalazioni per gastroenteriti e dermatiti, fino all’ impetigine riscontrata dopo il bagno soprattutto nei bambini. Del divieto ad Alba Adriatica una stagione fa non se n’è più parlato. Nel balletto di responsabilità, l’Arta, Agenzia regionale di tutela dell’ambiente, non può che restare mediaticamente equilibrata nel dire che i monitoraggi delle acque sono mensili e dipendono dall’ente, ma non si capisce come mai il Comune di Pescara abbia richiesto il ritiro di divieto permanente alla balneazione in prossimità di via Balilla, e la Regione lo abbia immediatamente accolto. E non solo su Pescara. I livelli di escherichia coli ed enterococchi, i batteri delle fogne, cioè di feci ed urine, sono troppo spesso oltre il doppio del consentito dalla legge. Su Pescara, oltre l’assenza di depuratori adeguati, come per il resto della costa, c’è stata la rottura di una condotta, l’Arta ci ha gettato dentro 350 litri di Oxystrong un acido che disinfetta e che non sarebbe nocivo per l’uomo. La stagione balneare è al culmine e non c’è un solo cartello che informi sui batteri fecali o un solo avviso che vieti i bagni in Abruzzo, d’altra parte chi è in ferie sceglie la spensieratezza, durano talmente poco, che è meglio non pensare a cose così tristi.