La tutela delle imprese continua ad essere prioritaria anche nella bozza di riforma della Legge Barca, ancor prima di risolvere qualsiasi altra problematica legata al rientro in centro storico, all’andamento della ricostruzione degli uffici e delle scuole, per cui i soldi ci sono da tempo, o a impostare una politica vera, che non renda il cuore medievale dell’Aquila una nuova Pompei come tutti temiamo. Per i puntellamenti sono stati spesi circa 220milioni di euro, con affidamenti diretti ad una lista d’imprese avallata dall’allora prefetto Franco Gabrielli, l’uomo tutto d’un pezzo che avrebbe tutelato la città da sciacallaggi e truffe. Di quegli affidamenti in emergenza, senza bando pubblico e senza gara, si sarebbero avvantaggiate le ditte sponsorizzate dalla politica, in un sistema che ha poi scatenato gli interessi della gran parte del potere di allora, consentendo buoni affari. Soldi spesi senza controllo e senza badare a risparmi, che hanno fatto la fortuna di pochi segnando per sempre la città. Quel sistema fatto di logiche spartitorie, di favori e di affari tra imprese, professionisti, tecnici e politica non è mai stato toccato, forse perché la Procura della Repubblica ha sempre negato che all’Aquila ci fosse un sistema, per cui sistema non ci sarebbe, ma solo un paio di personaggi pubblici, un tecnico comunale ed un ex consigliere comunale, accentratori del male, del business e di ogni corruttela che il sisma abbia potuto scatenare. Solo loro, avrebbero retto un non sistema. Non c’entra il Sindaco Cialente, non c’entra il suo modo di fare e buona parte di privati cittadini praticamente imprenditori, non c’entrano gli assessorati e la gran parte dei consiglieri, non c’entra buona parte dei quadri dirigenziali e professionali, non c’entra nessuno. Quel non sistema è talmente forte da aver trinciato chiunque si sia messo su quella strada in questi sei anni di apparente nulla, dove pianificazione e ricostruzione pubblica o dei beni culturali hanno significato pochissimo se non indifferenza, lentezza e qualche inchiesta senza seguito. Mentre la ricostruzione privata ha continuato a cementificare le proprie ragioni affaristiche, in una rete incardinata nei puntellamenti ed oggi talmente fitta, da non vedere più nulla in quelle trame, perché tutto è sedimentato nell’ombra. E nell’ombra non esiste altro, se non nella fantasia di qualche giornalista attento, che forse farebbe bene a guardarsi le spalle.