E’ stato inaugurato nel complesso monumentale di San Domenico all’Aquila, l’anno giudiziario della Corte dei Conti. Tra le istruttorie più corpose della Procura ne risultano 827 per debiti fuori bilancio e pagamento delle passività arretrate, 376 contenziosi; 265 reati commessi da pubblici dipendenti; 140 azioni su contributi pubblici, 123 per consulenze ed incarichi e 117 su procedimenti di gara e scelte dei contraenti. Per un totale di 3.102 fascicoli, aperti nel 2014. Quelli citati rappresentano la parte più corposa, quasi 2mila, per i quali il monito della Corte dei conti è di trattare con più rispetto la finanza pubblica, anche perché più gli enti s’indebitano, più il cittadino dovrà rinunciare ai propri diritti sociali, d’eguaglianza e pari opportunità. Pur rimarcando il limite alla tollerabilità di negligenze e incurie da parte del pubblico, non sempre la Corte dei Conti può garantire il rispetto dell’uso dei soldi pubblici. Deve infatti ricorrere il dolo o la colpa grave e non sempre reati penali come corruzione, concussione e abuso d’ufficio corrispondono ad una maggior gravità dal punto di vista erariale. La Procura può intervenire solo con la preventiva conoscenza di specifica e concreta notizia di danno ed è questa una condizione che rende difficoltosi gli interventi. La Corte ringraziando la Finanza e le forze dell’ordine per le segnalazioni, ha invitato il pubblico a segnalare ogni negligenza, sottolineando come spesso la partecipata di Stato Invitalia, che distribuisce sostegni pubblici alla ripresa economica, quasi mai denuncia il cattivo utilizzo di questi fondi o il fatto che le aziende non avevano i requisiti per prenderli. Forse perché è proprio Invitalia che dovrebbe fare questi controlli. La Corte dei conti, dovrebbe forse essere rivista nel proprio funzionamento, viste le aspettative di giustizia della collettività non sempre soddisfatte. Intanto L’Aquila attende entro il mese la sentenza che riguarda alcuni politici e funzionari del Comune, accusati di un danno erariale di circa 12milioni di euro per non aver sfrattato assegnatari morosi nel Progetto case, risparmiando così sull’autonoma sistemazione erogata comunque, a chi avrebbe potuto invece avere quegli alloggi. Si parla di milioni di euro di contributi erogati.