Il timore che grandi focolai di contagio possano nascere a scuola è diffusissimo, ma ad oggi non emergono dati e certezze che sia così. Al contrario, l’Istituto superiore di sanità, ha rilevato finora che la percentuale di contagio nelle scuole non supera il 4 o 4.5%. I protocolli hanno funzionato, dunque se contagio c’è, avviene o prima, oppure dopo la scuola, ed è su questi rilievi che da mesi il Ministero resta ancorato, nella logica delle competenze a compartimenti stagni per cui le scuole sono a posto, pensate ai trasporti o alle attività ludiche o meglio a capire dove sono davvero i focolai. La Azzolina ha dichiarato di aver chiesto, di continuare a chiedere i dati specifici agli Uffici scolastici regionali per saperne di più, ma non glieli inviano.
E non si capisce neanche se li inviino alle Asl, che poi li dovrebbero girare all’Istituto superiore di sanità per i monitoraggi generali, perché il sistema del tracciamento è saltato ovunque. Il dato certo non ce l’ha più nessuno.
Bisognerebbe allora battersi per avere evidenze scientifiche, dati periodici e certificati sulla nostra città, sul territorio, sugli andamenti. Qui in Abruzzo c’è la struttura regionale per le maxi emergenze sanitarie guidata da Alberto Albani che dovrebbe avere il polso ma non si pronuncia.
A livello centrale non diffondono neanche più la percentuale dei contagi sulle scuole: perché? Perché è saltato tutto?
Vista la situazione critica in cui si trova il capoluogo di Regione che ha fame di notizie e di certezze così da capire finalmente cosa accade in giro, dove ci si infetta di più, dove stare più attenti, da dove arrivano i contagi, e credo sia interesse anche dei pubblici esercizi saperlo, bisogna premere per avere i dati dalla Asl. Se è andata in tilt lo deve dire e riorganizzarsi, ora.
Lo ha deliberato anche il Consiglio comunale con un ordine del giorno approvato all’unanimità e lo hanno sollecitato i pediatri che non riescono ad essere aggiornati sulla geografia delle classi in quarantena. Informatici, ricercatori o matematici che diano metodo, proiezione e forma al numero e quindi una visione al cittadino.
Il sindaco Biondi ha chiesto alla Prefettura un codice, un protocollo unico per chiudere le scuole, un’unica lingua per affrontare quest’emergenza senza eguali. La Torraco ha convocato un incontro tra Comune/Asl/Ufficio scolastico regionale. Benissimo. Ne dovrà però uscire un documento bussola, non rifacciamo che la Torraco controllerà, dirimerà, consiglierà, monitorerà, senza prendere di petto la questione, la Torraco rappresenta il Governo e deve essere elemento chiave e di raccordo. Vogliamo sapere, dati alla mano, qual è la situazione nelle scuole, e vogliamo sapere perché la Asl non riesce a venirne a capo, perché l’Ufficio scolastico regionale non sa che pesci prendere e perché siamo alla deriva. Il prefetto deve metterci le mani subito. La battaglia è sui dati e sulla certezza dell’informazione/comunicazione alle famiglie, agli studenti/alunni, ai docenti e a qualunque cittadino abbia voglia di farsi un’idea sul come stanno veramente le cose. Ululare alla luna che le scuole vanno chiuse immediatamente, senza avere uno straccio di riscontro butta solo benzina sul fuoco, alimenta le divisioni e non offre certezze a nessuno. La città vuole trasparenza e verità. Le stesse battaglie di 11 anni fa.