La quattro giorni del Festival degli Incontri, quattro giorni ad ottobre per 700mila euro, non ha un luogo prenotato, non si conosce il nome degli ospiti, 2 sicuri su 12, ed è ancora tutto da definire. Non un cachet, non una lettera d’incarico, non un preventivo, ha denunciato Biondi nel corso di una conferenza stampa, non si hanno conferme che Università, Curia, Stati esteri, Accademia di Belle Arti, scuole, Barattelli e Tsa siano stati contattati, dovrebbe partecipare Simone Cristicchi ma non ne sa nulla ed è tutto da definire, risulta però arrivata la seconda fattura di 11mila euro della direttrice artistica Silvia Barbagallo, dopo un’anticipazione di 10mila euro già incassata.
Fatti ricostruiti dal sindaco Biondi per difendersi dall’accusa infamante della censura, sui nomi di Saviano e Zerocalcare, che dovranno essere ora smentiti da Annalisa De Simone, presidente Tsa, e dalla direttrice artistica del festival, Silvia Barbagallo. Subito, altrimenti è fuffa avvelenata.
La De Simone ha scritto di aver girato il compenso per la proprietà intellettuale del festival ad un giovane artista, al contrario, aveva chiesto 20mila euro per l’ideazione ma il Comitato glieli ha negati, ha spiegato Biondi.
Di fatto programma e bilancio non sono stati neanche consegnati alla Sinfonica abruzzese, che gestisce l’evento, per l’approvazione, Biondi, dal canto suo, avendo appurato in queste ore l’estrema vaghezza del programma ed il mancato pluralismo invocato, ieri mattina ha chiamato la Barbagallo per incontrarla ma non gli ha risposto, ed anzi si è rivolta all’Ansa, gridando alla censura perché lo scandalo si diffondesse a macchia d’olio. Non mi ha mai chiesto un appuntamento, ieri mattina l’ho chiamata e ho detto al Ministero di riferire alla De Simone dell’urgenza di parlarne oppure non lo avremmo fatto nostro non avendo ancora il vaglio del CdA dell’Isa.
Se la Barbagallo lo avesse incontrato avrebbe potuto ribattere le sue ragioni all’esigenza del primo cittadino di volere Buttafuoco con Saviano, un pluralismo che è confronto e non è censura, ha aggiunto un Biondi in piena.
Fossi nella De Simone, mi dimetterei dalla presidenza del Teatro stabile. Presidenza peraltro avuta dalla consueta lottizzazione politica degli incarichi, che la cultura di certo non disdegna.
Quella cultura che Pierluigi Biondi ha ricominciato a coinvolgere, spesso associazioni di sinistra che con la sinistra alla guida della città non hanno avuto neanche il garbo dell’ascolto, il sindaco ha riportato dentro il Teatro stabile Errico Centofanti, intellettuale non certo di destra e tra i fondatori del Tsa, e leggenda narra che si sia presentato all’incontro col primo cittadino con la maglietta rossa, come a dire io sono questo e non mi pare abbia avuto in cambio una purga. Ha peraltro il pregio di voler recuperare la cultura cinematografica di decenni e di voler ricucire un tessuto intellettuale, dal quale, nessun libertario vero, è mai rimasto escluso. Ed è storia di questo biennio di amministrazione, chiunque voglia dire il contrario lo faccia dimostrandolo. C’è il solito imbarbarimento virtuale per cui la questione della censura s’è ingigantita a tal punto che la gran parte di chi interviene è solo pro o contro un fatto sconosciuto tutto da dimostrare. Biondi cercherà di non perdere i 700mila euro per la città, fondi pubblici destinati ad oggi ad un Festival fantasma per il quale pare invece capitata a cecio la scusa giusta per mollare, perché non c’è nulla di pronto. Sono fatti precisi per smentire i quali bisognerebbe ora replicare, carte alla mano però.