L’altare dei milanesi nella cattedrale di San Massimo, sulla sinistra per chi entra dalla navata nel transetto, è andato in gran parte distrutto a causa del crollo proprio di quel lato: la speranza è che venga ricostruito a ricordo dell’importanza della comunità milanese, così fortemente presente nella storia della nostra città e gradualmente integratasi con la popolazione aquilana, rileva in un intervento Mauro Rosati di Archeoclub L’Aquila.
Fu proprio la comunità milanese in città a far realizzare nel 1827 l’altare, il quale ospitava le spoglie di San Vittorino martire, recuperate integre dopo il sisma del 2009 e ora custodite nella vicina basilica di San Giuseppe Artigiano e una tela di Teofilo Patini andata invece interamente distrutta a causa del crollo del 2009 e delle intemperie successive. In basso, inoltre, era raffigurata a rilievo la biscia, emblema dei Visconti e poi dello stesso Stato milanese.
L’altare potrebbe essere riproposto grazie ad una collaborazione tra l’Accademia di Belle Arti dell’Aquila e la milanese Accademia di Belle Arti di Brera, propone Rosati. Inoltre, il dipinto andato distrutto, raffigurante San Carlo Borromeo tra gli appestati, potrebbe essere sostituito da un nuovo dipinto, contemporaneo, con lo stesso soggetto, magari sempre ad opera delle due Accademie, aquilana e milanese. L’altro auspicio è la ricostruzione della parte mancante dell’invocazione a san Massimo che, per intero, recita così:
LEVITA CHRISTI MAXIME, VESTINAE GENTIS FORTISSIME TVTOR, FIDEI NOSTRAE DECVS ET AVSPEX; PERPETVVM ESTO AQUILANAE CIVITATI PRAESIDIVM. APERI OCULOS TVOS SVPER DOMVM ISTAM, DIE AC NOCTE SVPER LOCVM IN QVO POLLICITVS ES VT INVOCARETVR NOMEN TVVM, ET EXAVDI PRECES POPULI ISRAEL. QVICVMQVE ORAVERIT IN LOCO ISTO EXAVDI DE COELO ET PROPITIARE. ANNO DOMINI MDCCCLXXXIII.
Datata 1883, l’invocazione contiene la dedica del tempio a San Massimo e un appello al santo affinché vegli sulla chiesa e, intercedendo, esaudisca le invocazioni di chiunque entri a pregare in questo luogo.
L’invocazione è integralmente riportata in una guida album di Aquila del 1908/1909 e quindi può essere ripristinata per intero.
Un mio piccolo contributo, conclude Rosati, all’importantissima opera di ricostruzione della cattedrale, la madre di tutte le chiese della nostra Arcidiocesi, monumento religioso e civile.